Europa e Onu condannano il colpo di Stato in Myanmar

Von der Leyen: si ripristini «il legittimo governo civile». Il presidente dell’Europarlamento Sassoli: «Rilascio immediato» di chi è stato arrestato

«Condanno fermamente il colpo di Stato in Myanmar». La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen lo ha scritto ieri, 1° febbraio, in un messaggio diffuso sui social, chiedendo il ripristino del «legittimo governo civile, in linea con la Costituzione del Paese e le elezioni di novembre», oltre che «il rilascio immediato e incondizionato di tutti i detenuti». Parole di condanna anche da parte del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e dell’alto rappresentante Ue Josep Borrell, che ha aggiunto: «Il popolo del Myanmar vuole la democrazia e l’Ue sta dalla sua parte».

A dare voce alle istituzioni europee anche il presidente del Parlamento comunitario David Sassoli. «Siamo uniti nella nostra condanna del colpo di Stato in Myanmar – ha detto – e nel nostro appello al rilascio immediato di tutti coloro che sono stati incarcerati». Quindi anche Sassoli condivide la richiesta del rispetto delle elezioni e del ripristino della democrazia.

Dalle Nazioni Unite arriva anche il commento dell’Alto commissario per i diritti umani Michelle Bachelet, che si dice «seriamente preoccupata per la situazione in Myanmar a seguito della destituzione del governo civile e della detenzione arbitraria di dozzine di leader politici, difensori dei diritti umani, giornalisti, attivisti e altri da parte dei militari oggi. Mi associo alla richiesta del Segretario generale dell’Onu affinché la leadership militare rispetti l’esito delle elezioni», aggiunge.

45, in tutto, le persone detenute – compresi parlamentari regolarmente eletti -, di cui Bachelet chiede «il rilascio immediato», riferendo anche di «notizie inquietanti di giornalisti molestati o attaccati» e di «restrizioni su internet e social media, che limiteranno l’accesso alle informazioni e alla libertà di espressione in questo momento critico e spaventoso per il popolo del Myanmar». In più, visto lo schieramento delle forze di sicurezza a presidio della Capitale Nay Pyi Taw e di altre città, l’Alto commissario Onu non nasconde «profondi timori di una violenta repressione delle voci dissenzienti. Ricordo alla leadership militare – aggiunge – che il Myanmar è vincolato dal diritto internazionale per i diritti umani, compreso il rispetto del diritto di riunione pacifica e l’astensione dall’uso della forza inutile o eccessiva».

Ancora, Bachelet esorta la comunità internazionale a «essere solidale con il popolo del Myanmar in questo momento» e chiede ad alcuni Stati di «prendere provvedimenti per prevenire lo sgretolamento delle fragili conquiste democratiche e dei diritti umani realizzati dal Myanmar durante la transizione dal governo militare».

2 febbraio 2021