Etiopia: «Azione diplomatica per il cessate il fuoco nel Tigray»

L’appello delle ong italiane al governo, per consentire l’accesso degli aiuti umanitari nella regione e nelle zone limitrofe e l’avvio di un dialogo per la pacificazione

Ammontano a 5,2 milioni le persone bisognose di assistenza nella regione etiope del Tigray, di cui oltre 400mila versano in condizioni di carestia. Sono i dati Onu, che rilevano anche che nella settimana dal 7 al 13 ottobre solo l’1% della popolazione civile che si trova nelle zone degli scontri ha avuto accesso agli aiuti alimentari. Intensificati infatti negli ultimi giorni, con raid aerei su diverse città,  gli scontri che dal novembre scorso vanno avanti tra governo centrale e milizie del Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf), il partito al potere nella regione, che vedono come terreno di battaglia sia il Tigray che le regioni limitrofe.

La regione è isolata da mesi a causa delle restrizioni imposte alla consegna di beni di prima necessità attraverso l’unico corridoio umanitario disponibile: sono interrotte le comunicazioni, le forniture di generi alimentari e igienici, di medicine e di denaro. Non è consentito far entrare carburante nella regione, limitando così ulteriormente le operazioni umanitarie. Da venerdì 22 ottobre anche i pochi voli tra Addis Abeba e il Tigray messi a disposizione dalle Nazioni unite sono stati soppressi per mancanza di sicurezza dovuta alla presenza di azioni belliche aeree. Di qui l’appello delle reti delle ong italiane Aoi, Cini e Link 2007 al governo italiano, affinché promuova con urgenza un’azione diplomatica insieme alla comunità internazionale nella direzione di un immediato cessate il fuoco, per permettere l’accesso agli aiuti umanitari in Tigray e nelle zone limitrofe e l’avvio di un dialogo orientato alla pacificazione.

3 novembre 2021