Il parere della Consulta è arrivato nella giornata di ieri, 23 ottobre: l’ergastolo senza permessi è incostituzionale. «È una grande svolta che riconosce il valore di quanti, come noi, lavorano per la rieducazione dei detenuti come sancito all’articolo 27 della nostra Costituzione», è il commento di Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. Finalmente, prosegue, «oggi si dice che la pericolosità è relativa: una persona condannata, che giustamente deve pagare per i suoi delitti, può riscattarsi e cambiare vita».

Proprio sulla possibilità della rieducazione si gioca adesso la partita. «Fino a ieri – argomenta Ramonda – l’ergastolo ostativo, il “fine pena mai’” significava negare alla persona ogni speranza. Oggi invece possiamo affermare che è giusto dare un’opportunità alla persone di riparare al danno commesso e di cambiare vita. La vera giustizia non consiste nella vendetta».

Attualmente la Comunità fondata da don Oreste Benzi gestisce 6 comunità educanti con i carcerati (Cec): strutture per l’accoglienza di detenuti che scontano la pena, nelle quali i condannati sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli nelle strutture e nelle cooperative dell’associazione. La prima casa è stata aperta nel 2004. A oggi sono presenti 61 detenuti. Negli ultimi 10 anni sono state accolte 565 persone. Nell’ultimo anno le giornate di presenza sono state 12.199. Generalmente, informano dalla Comunità, per chi esce dal carcere la tendenza a commettere di nuovo dei reati, la cosiddetta recidiva, riguarda il 75% dei casi. Invece, nelle comunità della Papa Giovanni, dove i detenuti sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli, i casi di recidiva sono il 15%.

23 ottobre 2019