Eraldo Affinati: la sfida di «incarnare le parole che pronunciamo»
Lo scrittore e insegnante intervenuto a Verderocca, nell’ambito delle celebrazioni per i 30 anni della parrocchia Gesù di Nazareth fondata da don Santoro. Al mondo degli adulti l’invito a essere «testimoni credibili»
Per comunicare con le nuove generazioni è necessario adottare un linguaggio che riesca a trasmettere esperienze di vita, trovare parole che possano suscitare nei giovani una partecipazione profonda della realtà. Ne è convinto Eraldo Affinati, insegnante e scrittore romano intervenuto ieri sera, martedì 8 maggio, all’incontro “La responsabilità della parola” svoltosi nella scuola “Andrea Santoro” a Verderocca. Rivolta a genitori, insegnanti ed educatori, la conferenza è stata organizzata dalla parrocchia Gesù di Nazareth, in collaborazione con Anver onlus e l’istituto comprensivo Celli, nell’ambito delle celebrazioni per il trentennale della chiesa fondata da don Santoro, il sacerdote fidei donum assassinato il 5 febbraio 2006 a Trebisonda, in Turchia.
Considerato tra i narratori più importanti della sua generazione, Affinati, professore di italiano e storia, ha parlato della sua esperienza di docente, del rapporto faticosamente costruito con gli studenti della scuola di lingua per stranieri “Penny Wirton”, fondata con la moglie Anna Luce Lenzi. Pur ritenendo le nuove tecnologie una risorsa utile, lo scrittore considera il web e la diffusione dei social network «un rischio per gli adolescenti» da un punto di vista pedagogico ed educativo. L’avvento di internet ha causato una sorta di isolamento dei ragazzi e «non sempre una maggiore informazione coincide con una maggiore conoscenza». Inoltre attraverso il mondo virtuale molti giovani arrivano a offendere, diffamare e insultare coetanei senza rendersi effettivamente conto del danno che viene causato.
«Dobbiamo necessariamente recuperare un’esperienza profonda della realtà che questa rivoluzione informatica ci sta negando» ha dichiarato Affinati. Decisivo in tal senso il ruolo dei genitori, degli insegnanti, degli scrittori i quali non devono solo suggerire delle norme di comportamento ma offrire degli esempi concreti. «Gli adulti e i ragazzi devono ritrovare un rapporto che li porti a compiere azioni insieme – ha proseguito il narratore -. Per essere credibili come genitori, insegnati ed educatori dobbiamo incarnare le parole che pronunciamo senza limitarci a proclamarle. Il luogo indicato per essere testimoni credibili è la scuola. È da qui che bisogna ripartire ma solo se i docenti ritrovano un’alleanza con i genitori». Per questo anche gli adulti, risucchiati a loro volta nel vortice della rivoluzione informatica, che Affinati definisce «deflagrazione del desiderio», sono chiamati a svolgere un lavoro su se stessi. «Oggi si ha l’illusione di poter fare tutto attraverso un click perdendo il contatto con la realtà» ha affermato. Anche la Chiesa è chiamata a rinnovare il suo linguaggio e l’unico che lo ha capito per Affinati è Papa Francesco.
All’incontro erano presenti anche Stefania Grosso, preside dell’istituto comprensivo Celli, Mariacristina Vanzetto, presidente dell’associazione Anver che quest’anno festeggia il 25° anniversario di attività, don Giuseppe Russo, parroco a Gesù di Nazareth, e Maria Maddalena, sorella di don Andrea Santoro.
9 maggio 2018