Epatiti pediatriche, Perno (Bambino Gesù): «Osservazione attenta ma non sovrastimare la malattia»

All’indomani del terzo caso registrato nel Lazio, il responsabile di Microbiologia dell’ospedale pediatrico fa il punto della situazione: «Non abbiamo ancora un quadro chiaro. Al momento, l’origine infettiva è la più ragionevole». Esclusa relazione con vaccino anti Covid

Nonostante non sia la prima volta che forme di epatite sconosciuta colpiscono bambini e adulti, a fronte dei quasi 200 casi di epatite acuta in età pediatrica registrati in questi ultimi 10 giorni, l’attenzione degli esperti è costante e «prevede un’osservazione attenta della situazione» perché «è importante cercare di definire questa patologia sia riguardo la sua eziologia sia rispetto alla malattia stessa». A dirlo è Carlo Federico Perno, responsabile di Microbiologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, all’indomani del terzo caso registrato nel Lazio ieri sera, 28 aprile, sottolineando come, «al momento, questa forma di epatite sembra rientrare nei casi, anche gravi, che ogni anno riscontriamo», tuttavia «laddove i numeri dei pazienti colpiti dovessero aumentare nelle prossime settimane allora vorrebbe dire che siamo invece di fronte a qualcosa di nuovo».

Professore, cosa sappiamo di sicuro allo stato attuale?
Non c’è ancora una caratterizzazione della malattia, che sembra priva di una causa apparente, anche se si osserva che finora ha colpito pazienti con età inferiore ai 16 anni, registrando a oggi un solo decesso e un esito positivo nella maggioranza dei circa 200 casi osservati, mentre solo per meno del 10% dei bambini colpiti da questa epatite acuta sono state necessarie cure intensive o anche il trapianto di fegato.

Che cosa si può ipotizzare rispetto all’origine di questa patologia?
Non abbiamo ancora un quadro chiaro: non sappiamo se l’origine di questa forma di epatite, che è un’infiammazione del fegato, sia infettiva o se abbia un’altra causa. Va ricordato che il fegato è un “organo bersaglio” perché è un po’ il depuratore del nostro organismo e perciò tutto ciò che passa nel nostro corpo finisce lì. Dovendo quindi identificare una causa scatenante possiamo dire che potrebbe trattarsi di un virus ma anche di un’alterazione immunologica o di una tossina e perfino di una sostanza tossica. Al momento, l’origine infettiva è la più ragionevole e quella più perseguita dalla scienza. Potrebbe quindi trattarsi di un virus presente nel fegato, e si tratterebbe allora dell’adenovirus F41 che è stato riscontrato in 20 casi di bambini ammalati di questa forma di epatite: è un numero contenuto ma comunque rilevante. Oppure la malattia potrebbe derivare da un’infezione precedente. In microbiologia ci sono esempi in cui un virus causa danni all’organismo anche una volta che non sia più presente nel corpo, come dimostrano il long Covid o forme di malattia grave al cervello causate dal morbillo.

Quindi non è da escludere che il virus Sars Cov 2 possa essere la causa di questa forma di epatite pediatrica?
No, non va escluso. Saremmo di fronte ad una alterazione immunologica, legata quindi a un’infezione precedente che andrebbe a sommarsi con un virus attuale, che in condizioni normali sarebbe innocuo e che invece su chi abbia avuto una determinata infezione non lo è più.

Effetti a lungo termine quindi dei due anni di pandemia.
Sì, perché non può essere trascurato un ragionamento: noi abbiamo un debito immunitario in relazione agli ultimi due anni. Voglio dire che le nostre difese immunitarie si sono abbassate e siamo quindi più fragili anche rispetto a virus normalmente innocui che invece ora producono effetti più gravi.

Si può pensare che ci sia anche una relazione tra questa epatite pediatrica e il vaccino per il Covid-19?
Questo mi sento di escluderlo, non c’è nessuna evidenza in tal senso. Del resto, la maggior parte dei bambini malati hanno meno di 5 anni e il vaccino contro il coronavirus non era previsto per i bambini da 0 a 5 anni. Anche nella popolazione tra i 6 e i 16 anni la vaccinazione è stata un evento raro.

Cosa dire ai genitori di bambini di età pediatrica che vivono questo momento con preoccupazione?
In generale in questa fase bisogna avere raziocinio e fare attenzione a non sovrastimare questa forma di epatite – che, va detto, è molto rara -, allarmandosi di fronte a episodi di vomito e diarrea che fanno parte della sintomatologia di normali gastroenteriti, che circolano e stanno circolando ma che guariscono nell’arco di 48 ore. Se invece i sintomi si protraggono per più giorni e la pelle e gli occhi del bambini diventano di colore giallo, allora bisogna ricorrere al pediatra o al Pronto Soccorso.

29 aprile 2022