Emergenza sanitaria, a Roma ancora troppe persone a rischio

A Tiburtina ogni notte dormono cento persone, stesso scenario a Termini. Il sindaco annuncia 500 persone in accoglienza. Le associazioni: agire subito

Sono almeno un centinaio le persone che ogni notte trovano riparo nell’area est della stazione Tiburtina di Roma. Sdraiate a terra, strette e vicine per ripararsi dal freddo di questa metà marzo, in cui le temperature sono scese drasticamente. Molti sono gli stranieri: transitanti che non riescono a lasciare la Capitale per via delle disposizioni legate al coronavirus ma ci sono anche ragazzi usciti dall’accoglienza per effetto del decreto sicurezza e le persone senza fissa dimora, in qualche caso con dipendenze da alcol e droga. La situazione è simile anche a Termini, dove ogni notte si rifugiano tutte quelle persone che non hanno una casa, e che per ora non sono state accolte nei centri. La prossimità forzata, la mancanza di servizi igienici, a partire dalla disponibilità di acqua e sapone, rende impossibili mettere in azione le più banali misure di prevenzione anti coronavirus. Il sindaco di Roma Virginia Raggi ha annunciato che a breve saranno resi disponibili 500 posti per far fronte all’emergenza. Ma le associazioni si dicono preoccupate, le soluzioni stanno arrivando in ritardo e la situazione potrebbe peggiorare a breve.

«Abbiamo un tavolo aperto con il Comune di Roma e il dipartimento delle Politiche sociali, nei prossimi giorni alcune persone potrebbero essere trasferite – spiega Andrea Costa portavoce di Baobab Experience, associazione attiva in particolare a Tiburtina -. I nostri volontari continuano a portare la colazione e la cena, abbiamo cambiato le modalità: evitiamo la distribuzione per non far formare file, consegniamo in buste monodose. Inoltre abbiamo appeso a ogni angolo i volantini con le informazioni sul virus, tradotte in diverse lingue». La richiesta, aggiunge Costa, resta quella di togliere immediatamente le persone dalla strada. «La nostra richiesta di non chiudere l’emergenza freddo è stata accolta ma per il bene di tutti e della comunità, queste persone vanno portate in luoghi sicuri – prosegue -. Ci chiediamo come sia possibile che nessuno abbiamo pensato a livello di governo centrale di occuparsi dei senza dimora. Vanno prese misure di tutela e va fatta un’informativa sul Covid-19 a persone che normalmente non vengono raggiunte da messaggi istituzionali». Nel frattempo non si arrestano le iniziative di solidarietà: una famiglia con due bambini, che era in strada, è stata accolta in un b&b grazie alle donazioni arrivate a Baobab experience.

E non si ferma neanche l’attività delle ong. Medici per i diritti umani (Medu) in questi giorni sta lavorando in diverse parti d’Italia: a Firenze, Prato, Pistoia, nella Piana di Gioia Tauro. «A Roma l’intervento più grande riguarda i senza dimora: nella Capitale si stima che siano circa 8000, a questi vanno aggiunte le persone che sono nelle baraccopoli e nei palazzi occupati. Il numero totale oscilla intorno a 16mila ed è il più alto in italia – sottolinea Alberto Barbieri, medico e coordinatore di Medu -. Il nostro intervento è articolato su due assi: facciamo il triage telefonico, abbiamo messo a disposizione un numero di telefono a cui rispondono i nostri medici. Le persone ci possono chiamare, specialmente quelle che hanno difficoltà di accesso al medico di base. Dopodiché se ci sono casi sospetti attiviamo i protocolli previsti. Abbiamo inoltre attivato un servizio di supporto psicologico a distanza». L’altra parte dell’intervento è relativa al contenimento del contagio attraverso una sorveglianza attiva sul territorio: «Questa epidemia è come un fiume, va controllata a monte, in maniera tale che la piena non arrivi a valle come un’alluvione. I nostri team mobili si stanno recando negli insediamenti, a Tiburtina, a Termini, ma anche in alcune occupazioni. Ieri siamo riusciti ad ottenere uno stock di mascherine e ne abbiamo distribuite 700».

I dispositivi di prevenzione, particolarmente importanti in queste situazioni, però scarseggiano: «Siamo a corto di mascherine e gel disinfettanti – aggiunge Barbieri -; in alcuni posti sono fondamentali. Facciamo informazione sulle misure preventive però dobbiamo anche fornire qualcosa per mettere in atto queste misure: le persone in strada non hanno acqua a disposizione, i gel disinfettanti sono una necessità reale. Stiamo cercando di fare un approvvigionamento continuo». L’altro problema riguarda l’individuazione dei casi sospetti: «Finora Roma è stata in ritardo, ora si inizia a parlare di strutture dove mettere le persone. Ma se troviamo una persona con sintomatologia da Covid-19, che vive in strada, come faccio a isolarla? – aggiunge Barbieri – . Ci auguriamo dunque che queste strutture vengano attivate al più presto. È molto difficile ottenere anche un tampone, speriamo di riuscire ad avere presto test sierologici per la sorveglianza attiva, finora non sono disponibili. Per ora cerchiamo di controllare la temperatura. E per fortuna non abbiamo rilevato nessun caso. Ma rimaniamo in allerta massima».

Anche Intersos sta monitorando quotidianamente la situazione a Roma: «Abbiamo attivato un team sociosanitario composto da un medico e operatori: monitoriamo le persone presenti alla stazione Termini e a Tiburtina e in alcune occupazioni – spiega Valentina Murino, responsabile del progetto di Intersos a Roma -. Facciamo delle sessioni di educazione sanitaria sui comportamenti da seguire, distribuiamo kit igienici con mascherine, amuchina e gel disinfettanti». Inoltre da martedì scorso a venerdì scorso sono state raggiunte 320 persone, 100 sono state le visite mediche effettuate: «Abbiamo rilevato che il 34 per cento delle persone non ha un medico di base e quindi ha difficoltà di accesso alle cure. Inoltre il 20 per cento sono malati cronici che hanno bisogno di assistenza e che sono i più esposti in caso di contagio, ci sono anche pazienti oncologici in strada. Nelle occupazioni abbiamo visitato i minori e i nuclei familiari. Per ora anche noi non abbiamo rilevato caso, solo qualcuno con la febbre ma senza tutti e tre i sintomi guida. Il rischio però altissimo, per questo non abbassiamo la guardia e continueremo a monitorare. La prossima settimana raddoppieremo il team, anche perché stiamo ricevendo richieste di intervento da parte dei municipi. Andremo in strada tutti i giorni a fare assistenza». (Eleonora Camilli)

26 marzo 2020