Elezioni Usa, al via la giornata elettorale

Alle 12 italiane si sono aperti i seggi in 9 Stati della costa orientale. Gli americani chiamati a scegliere tra il repubblicano Trump e la democratica Clinton

Alle 12, ora italiana, si sono aperti i seggi in 9 Stati della costa orientale. Gli americani chiamati a scegliere tra il repubblicano Donald Trump e la democratica Hillary Clinton

Americani alle urne, dalle 12 – ora italiana – di questa mattina, 8 novembre, per eleggere il 45° presidente degli Stati Uniti d’America, insieme all’intera Camera dei rappresentanti e un terzo dei senatori. Dodici Stati al voto anche per rieleggere i governatori, mentre in diversi altri Stati si voterà su varie questioni referendarie. 221 milioni gli aventi diritto al voto, 27 milioni dei quali afroamericani, 27 milioni di ispanici e 9 milioni di asiatici. Tra tutti loro, circa 200 milioni gli iscritti all’Election Day, che sceglieranno i 538 grandi elettori che formano il Collegio elettorale che, a sua volta, elegge il presidente e il vice presidente. I grandi elettori si dividono per i vari Stati a seconda della popolazione e, con l’eccezione di Maine e Nebraska, il candidato più votato in ciascuno Stato ottiene tutti i grandi elettori in palio.

A sfidarsi per la carica di presidente, il repubblicano Donald Trump e la democratica Hillary Clinton, che, in caso di vittoria, sarebbe la prima donna alla Casa Bianca. Il voto entrerà nel vivo a partire dalle 18 ora italiana; intorno all’una di notte – sempre ora italiana – possibili i primi risultati, o comunque una definizione più netta di equilibri e prospettive. Tra le quattro e le cinque potrebbe essere chiaro il risultato e verso le sei del mattino è ipotizzabile il primo discorso del vincitore. Solo ieri sera, dopo l’appello del presidente uscente Obama in favore della candidata democratica, l’ultima sfida a distanza tra Clinton e Trump. Entrambi con il sogno di conquistare il “Bellwether State”, lo “Stato montone”, che guida il gregge, dove quasi sempre si afferma il vincitore delle elezioni generali. Il più attendibile è il Nevada, che dal 1976 ha indicato il nome del nuovo presidente 9 volte su 10.

Aggiornamenti in tempo reale sull’esito del voto saranno disponibili nel corso della notte su sito e social dell’Istituto affari internazionali di Roma, che segue da vicino le presidenziali Usa. «Per 70 anni – afferma Riccardo Alcaro, responsabile di ricerca pressolo Iai – gli europei hanno guardato con curiosità, interesse e qualche volte apprensione alle elezioni presidenziali Usa. Raramente hanno però avuto fondati motivi di pensare che l’esito del voto potesse risultare in una radicale trasformazione del rapporto con l’alleato d’oltreoceano. Quest’anno la situazione è ben diversa».

L’Europa, osserva Alcaro, «rappresenta per Clinton l’altra metà dell’Occidente e un pilastro dell’ordine liberale fondato nella seconda metà del XX secolo». Trump invece «dà voce a una percezione degli interessi statunitensi completamente diversa. Per come la vedono lui e i suoi sostenitori, la globalizzazione e il libero commercio hanno favorito i Paesi concorrenti dell’America, in primo luogo la Cina, e le alleanze Usa in Europa e Asia sono un inutile peso sulle finanze federali che non portano vantaggi». Per Trump «le relazioni internazionali ruotano attorno alla forza, militare ed economica, e pertanto ad avere reale efficacia non sono le alleanze, i regimi o le istituzioni multilaterali, bensì gli accordi, i deals, tra le potenze che contano. Dal momento che gli Stati Uniti sono la maggiore tra queste potenze, Trump ritiene che dovrebbero sempre essere in grado di ottenere il deal più vantaggioso». Così «quando guarda all’Europa Trump vede un insieme di Paesi che, in misura variabile, si approfittano della protezione offerta dagli Usa».

8 novembre 2016