Elezione di Francesco, Cei: «Nel letto del Gemelli, una cattedra di unità e carità»
Il messaggio di auguri del Consiglio episcopale permanente, nel 12° anniversario: «Grazie per la sua testimonianza e per la forza che continua a trasmettere. Preghiamo con lei e per lei»
Prende le mosse da un versetto del libro dell’Esodo, al capitolo 17, il messaggio di auguri indirizzato dal Consiglio episcopale permanente a Francesco, nel dodicesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio, il 13 marzo 2013: «Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani».
Un’immagine che i vescovi mettono a confronto con «il momento che Lei sta vivendo». Nel lungo cammino nel deserto infatti, scrivono, «il Popolo di Dio ha incontrato tanti ostacoli. L’episodio raccontato in questo capitolo di Esodo, in particolare, ne mette in luce due: uno interiore e uno esteriore. Il primo riguarda la sfiducia nei confronti di Dio, la “mormorazione” (vv. 1-7); il secondo, lo scontro con gli Amaleciti, uno dei popoli più agguerriti contro Israele (vv. 8-16). Il giovane Giosuè – ricordano – viene inviato sul campo a fronteggiare il nemico. Ma Mosè sa che questo non basta. Serve piuttosto la preghiera: “Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio” (Es 17,9)». Ma la battaglia è lunga e «la stanchezza avrebbe potuto metterlo alla prova. Il racconto dice che, a questo punto, qualcuno si prende cura di lui e lo fa accomodare su una sede solida, mentre i suoi collaboratori più stretti lo sostengono nella preghiera».
In questa narrazione il Consiglio episcopale legge «una pagina di stretta attualità legata al suo momento storico. Se da una parte c’è la stanchezza per la condizione di salute e per la degenza, dall’altra vediamo nel letto del Gemelli una cattedra solida del suo luminoso magistero di unità e di carità. Al contempo, proprio come Aronne e Cur, teniamo le sue mani nella preghiera di affidamento al Signore. Grazie, Santità, per la Sua testimonianza e per la forza che continua a trasmettere a tutti noi. Le assicuriamo il nostro sostegno e continuiamo a fare nostra la sua stessa invocazione: preghiamo con lei e per lei».
Le parole dei vescovi sono quindi di «gratitudine al Signore, che è Signore del tempo e della storia. Rinnovandole la nostra vicinanza – concludono rivolgendosi a Francesco -, le assicuriamo l’affetto delle Chiese che sono in Italia. Auguri, Santità».
13 marzo 2025