Eleonora De Paolis, dalla sedia a ruote alla canoa, fino alle Olimpiadi

L’atleta di Velletri, classe 1986, già in gara a Rio 2016 e a Tokyo 2020, verso la Coppa del mondo di categoria, in Polonia. «Per chi ha disabilità, lo sport è un mezzo per affacciarsi nella società»

Grazie Una vita per lo sport e lo sport come palestra di vita. Così si può riassumere la storia di Eleonora De Paolis, atleta di para-canoa, che si appresta a gareggiare questa settimana nella Coppa del mondo di categoria a Poznan, in Polonia. Nata a Velletri nel 1986, per Eleonora «lo sport è sempre stato centrale, fin da piccolissima, ben prima dell’incidente». Da bambina, infatti, già praticava ginnastica artistica a livello agonistico e il salto con l’asta fino ai tempi dell’università. Poi, nel 2011, il terribile incidente in macchina che le provoca una lesione midollare e la costringe alla sedia a ruote. Proprio lo sport, però, fa rinascere Eleonora «perché per chi ha disabilità – racconta – è un mezzo per affacciarsi nella società, ricominciare a fare gruppo». Spesso, infatti, spiega Eleonora, le disabilità gravi arrivano dopo traumi e «può essere difficile ripartire, non lasciarsi definitivamente andare».

Le competizioni, anche ad alto livello, non sono un Himalaya irraggiungibile, ma «alla portata di tutti, come per gli sport di chi è normodotato», basta impegnarsi, crederci e affidarsi alle persone giuste e preparate. I paratleti infatti – ed Eleonora ci tiene a sottolinearlo più di ogni altra cosa – «sono atleti nel vero senso della parola. Per noi non è un hobby o uno svago, ci alleniamo duramente tutti i giorni e purtroppo a questo aspetto non è dato il giusto valore». Un mantra che Eleonora ripete spesso, soprattutto quando è chiamata a testimoniare la sua storia, come lo scorso 11 maggio durante il convegno “Lo Sport, la mia certezza”, tenutosi al Campus Biomedico.

Le difficoltà non mancano e non sono legate solamente alle disabilità, bensì «alle opportunità e agli investimenti in questo settore». Negli ultimi anni infatti, grazie alle Paralimpiadi, «l’attenzione mediatica è aumentata», racconta ancora l’atleta, ma ci sono ancora tanti problemi di accessibilità. I nuovi impianti sono costruiti già senza barriere ma per le strutture più vecchie o nei paesi piccoli il problema è annoso. «Capisco – dice – che l’Italia è un Paese con una storia antica, dove è normale trovare luoghi poco accessibili», ma per gli edifici sportivi «basterebbe davvero poco: una semplice rampa o un macchinario in più, ma per fortuna pian piano la sensibilità sta crescendo».

Non solo palestre ed edifici, però: «A dover cambiare – sottolinea Eleonora – è la mentalità di chi ancora non si rende conto, non ha mai toccato con mano cosa significa e può comportare ritrovarsi su una sedia a rotelle». La fiducia nel prossimo e nella vita, però, non mancano ad Eleonora. Una fiducia che porterà in Polonia tra qualche giorno, dove è stata convocata per il Kayak femminile. «Spero di migliorare i risultati avuti finora ma l’emozione più grande – spiega l’atleta che ha già gareggiato alle Paralimpiadi di Rio 2016 e Tokyo 2020 – è quella di gareggiare di nuovo con regolarità dopo due anni di blocco quasi totale per il Covid». Quindi, nel raccogliere gli auguri con la sana scaramanzia che caratterizza ogni atleta, confida «la speranza di essere d’esempio a molti giovani con disabilità che, leggendo la mia storia, possano trovare la forza di avere quella spinta in più per ricominciare a vivere», magari andando in una palestra, in un palazzetto o su una canoa.

18 maggio 2022