Egitto: Patrick Zaki sarà rilasciato ma non assolto

Lo ha stabilito il Tribunale di Mansoura. Molari (Alma Mater): «Primo segnale positivo ma non è finita». Il ministro Di Maio (Esteri): «Continuiamo a lavorare»

Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere al Cairo da quasi due anni,  sarà rilasciato ma non assolto per l’accusa di diffusione di false notizie. Lo ha stabilito la seconda divisione del Tribunale di Emergenza per i reati minori di Mansoura, aggiornando l’udienza al 1° febbraio 2022. Zaki dunque dovrà apparire di nuovo davanti alla corte ma è comunque formalmente libero. Lo confermano via social alcuni media locali. Secondo fonti legali a lui vicine, l’ordine di scarcerazione è già stato firmato. Previsto a breve il trasferimento al Cairo.

Da Bologna il rettore dell’Alma Mater, di cui Zaki è studente, Giovanni Molari parla di «un primo segnale positivo» ma, aggiunge, «sappiamo bene che non è ancora finita. Continueremo a lottare e a farci sentire fino a quando non potremo accoglierlo nuovamente a Bologna». Quello di oggi resta comunque, riconosce, «un passo avanti importante dopo quasi due anni di detenzione»: al momento dell’arresto, nel febbraio 2020, Patrick aveva 28 anni; ne ha compiuti 30 in una cella egiziana. Ora «potrà ritrovare i suoi affetti e la sua famiglia», anche se «il processo a carico di Patrick continua. E di conseguenza continuerà anche il nostro impegno e la nostra mobilitazione», assicura il rettore dell’ateneo bolognese, ricordando che l’Alma Mater «ha lottato fin dal primo giorno perché i diritti di Patrick Zaki fossero rispettati e per ribadire il nostro sostegno ai diritti fondamentali della persona, alla libertà di parola e di insegnamento, e il valore ineguagliabile del pensiero critico. Oggi siamo pieni di gioia per Patrick e per i suoi cari – conclude – ma continueremo a lottare e a farci sentire fino a quando non potremo accogliere nuovamente Patrick a Bologna. Fino a quando la sua grande comunità, quella dell’Alma Mater, non potrà nuovamente riabbracciarlo».

Il padre di Patrick, George Michel Zaki, ha affidato la sua gioia ai social: «Grazie Signore per il rilascio di mio figlio Patrick dopo i giorni molto difficili che abbiamo attraversato. Vorrei poi ringraziare tutti per il loro affetto e sostegno in questa circostanza», ha scritto. Con lui anche la madre Hala e la sorella Marise. Da parte della famiglia, gratitudine anche per i due diplomatici italiani presenti a Mansoura.

Alla base del procedimento contro Zaki c’erano tre articoli giornalistici sulla persecuzione dei cristiani copti in Egitto. Motivo sufficiente per l’arresto. L’Italia nei mesi scorsi aveva trattato e ricevuto assicurazioni per ottenere che la condanna corrispondesse al tempo che lo studente aveva già trascorso in carcere. Oggi su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio commenta: «Primo obiettivo raggiunto: Patrick Zaki non è più in carcere. Adesso continuiamo a lavorare silenziosamente, con costanza e impegno. Un doveroso ringraziamento al nostro corpo diplomatico». Dal presidente del Consiglio Mario Draghi invece una nota ufficiale per esprime la «soddisfazione» per la scarcerazione del giovane. La vicenda, assicura, «è stata e sarà seguita con la massima attenzione da parte del governo italiano».

7 dicembre 2021