Egitto, attentati «contro i cristiani e l’unità del Paese»
Il vescovo copto Mina (Guizeh): «Chiara l’intenzione della strage. Visita del Papa non a rischio». Il cattolico Zaki (Alessandria): «Solo preghiera»
Il vescovo copto Mina (Guizeh): «Chiara l’intenzione di compiere una strage. Visita del Papa non a rischio». Il vescovo cattolico Zaki (Alessandria): «Solo preghiera»
Sangue sulla Domenica delle Palme in Egitto, colpito da un duplice attentato rivendicato dall’Isis che ha colpito la chiesa copta di Mar Girgis, nella cittadina di Tanta, a nord del Cairo, e la cattedrale di San Marco ad Alessandria. 27 i morti di Tanta, oltre a 78 feriti; 16 quelli di Alessandria. «È un dramma», commenta il vicario apostolico di Alessandria d’Egitto per i cattolici di rito latino Adel Zaki. Davanti a fatti del genere, aggiunge, «non ci sono altre parole. Solo preghiera e speranza». Trova invece parole ferme di condanna monsignor Antonios Aziz Mina, vescovo copto-cattolico emerito di Guizeh, che parla di attentato «contro l’unità del Paese, contro i cristiani per ricordare loro che non hanno diritti e contro tutta la minoranza cristiana del Paese che attende con ansia Papa Francesco». Non solo. «Hanno colpito in uno dei giorni in cui maggiore è l’affluenza in chiesa – aggiunge -, quindi è drammaticamente chiara l’intenzionalità di compiere una strage. Hanno colpito a tre settimane dall’arrivo di Papa Francesco in Egitto inviando un messaggio di morte al popolo egiziano e, in particolare, alla sua componente cristiana».
Per monsignor Mina, che è stato il rappresentante della Chiesa copto-cattolica all’interno della Costituente che ha redatto il nuovo testo della Costituzione egiziana approvata con un referendum nel gennaio 2014, colpire i cristiani «garantisce ai terroristi una grande risonanza mediatica, più che colpire esercito o polizia sulla frontiera del Sinai. Basta ricordare quanti cristiani sono stati uccisi, anche recentemente, in questa penisola». E ricorda che «come Chiesa sono decenni che avvertiamo dei rischi che la diffusione del fanatismo e dell’estremismo religioso porta con sé. Ci sono tantissimi giovani che subiscono dei veri e propri lavaggi del cervello ad opera di correnti fondamentaliste islamiche. Ora le autorità politiche e religiose devono rimediare a questa situazione per evitare che fatti del genere possano di nuovo accadere». Fatti che rappresentano «un attentato all’unità del Paese».
Nessun timore riguardo al viaggio del Papa in Egitto, il 28 e 29 aprile. «Le misure di sicurezza saranno altissime e sono certo che tutto avverrà senza alcun problema», il parere del presule. Prima di quell’appuntamento però i cristiani sono chiamati a celebrare la Pasqua, «che è di tutti i cristiani quest’anno: avrà più che mai il sapore del sangue e l’amaro della tristezza – rimarca -. Tante famiglie dopo i due attentati di ieri piangeranno i loro martiri. Nonostante ciò, non perderemo mai la speranza. Questi gesti efferati ci rendono più saldi nella fede e più forti. Non siamo sconfitti. Celebreremo la Pasqua e affideremo alla visita di Papa Francesco la crescita della nostra Chiesa che piange altri martiri. Il Papa ci ha chiesto di pregare perché Dio converta il cuore dei terroristi e per la pace. I cristiani di Egitto sono combattenti della speranza».
Quello della Domenica delle Palme è il secondo attacco terrorista a una chiesa copta negli ultimi mesi. Lo scorso 11 dicembre un attacco suicida nella chiesa dei santi Pietro e Paolo, vicino alla cattedrale copta di san Marco al Cairo, provocò 28 morti e più di 40 feriti. I cristiani copti sono circa il 10% della popolazione egiziana e sono vittime di violenze e assassinii da parte di milizie jihadiste attive nel Sinai e di gruppi dei Fratelli musulmani, che dopo la cacciata del loro leader Mohamed Morsi, hanno assaltato chiese, case e negozi di proprietà di cristiani.
10 aprile 2017