“Educazione di genere” a scuola: proteste dall’associazionismo

Nonostante le rassicurazioni del ministro Gianni, arrivano critiche dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”, da Manif pour tous Italia e da Pro Vita

Nonostante le rassicurazioni del ministro Gianni, arrivano critiche dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”, da Manif pour tous Italia e da Pro Vita

Proteste dall’associazionismo per l’introduzione dell’educazione di genere nella riforma sulla “buona scuola”, che ha ricevuto ieri, giovedì 25 giugno, la fiducia al Senato. Nonostante le rassicurazioni del ministro dell’istruzione Stefania Giannini, diverse critiche si sono levate sulla norma contenuta nel maxiemendamento proposto dal Governo.

«La presenza del comma sulla cosiddetta educazione di genere crea un buco nero nel patto tra scuola e famiglia, che spalanca la porta alle sperimentazioni educative fondate sul Gender». A dirlo è Filippo Savarese, di La Manif Pour Tous Italia. «La promessa del Governo di rinforzare procedure per il consenso informato dei genitori circa queste attività – continua Savarese – non appare in grado di bilanciare l’enorme danno subito dall’intero sistema scolastico, che mette ancor più le famiglie in posizione difensiva nella già difficile battaglia per il diritto di educare liberamente i propri figli. Amareggia la totale indifferenza del Parlamento verso le istanze di libertà espresse in piazza da un milione di persone», conclude Savarese in riferimento alla manifestazione delle famiglie di sabato 20 giugno a Roma.

Sull’argomento interviene proprio il Comitato “Difendiamo i nostri figli”, che ha promosso la manifestazione del 20 giugno. Il Comitato – si legge in una nota – «ha seguito con grande attenzione il voto di fiducia sulla buona scuola, con particolare riferimento alla questione relativa all’articolo 3 punto 16 del maxiemendamento del Governo, laddove si faceva riferimento alla “violenza di genere”». Un riferimento da cui «potrebbe penetrare nelle scuole l’ideologia di genere; sarebbe stato assai meglio che il riferimento al gender fosse completamente espulso dal testo cosi come chiesto a gran voce da oltre un milione di persone in piazza lo scorso sabato 20 giugno».

«Il lavoro fatto da un manipolo di senatori per ottenere dal governo la garanzia che la teoria di genere non entri nelle nostre scuole e che ai genitori sia garantita una piena informazione, un maggiore coinvolgimento nelle scelte educative e la possibilità di rifiutare il consenso qualora i contenuti non siamo condivisi – prosegue il Comitato – è stato certamente buono ma non sufficiente. Ci aspettiamo che il governo adotti con decreto l’ordine del giorno Roccella già presentato alla Camera e che il Ministro Giannini – con un propria circolare – chiarisca definitivamente il ‘no’ ad ogni indottrinamento ideologico».

L’associazione ProVita minaccia il ricorso al referendum. «Con l’approvazione del ddl “Buona scuola” il Senato vorrebbe introdurre l’assurda teoria di genere nel sistema scolastico: infatti il cosiddetto “maxiemendamento” Martelli rinvia alla legge 119 del 2013 che a sua volta contempla il “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”, il quale chiaramente si ispira a questa pericolosa teoria – afferma Toni Brandi, presidente dell’associazione ProVita Onlus -. Questo è totalmente contrario a quello che il popolo italiano ha chiaramente espresso nella manifestazione straordinaria del 20 giugno».

«A poco – aggiunge Brandi – serve la promessa del Ministro dell’Istruzione, data a quanto pare a un gruppo di parlamentari, di potenziare e generalizzare il consenso informato dei genitori. Coloro che promuovono i progetti ispirati al gender infatti sono esperti nell’aggirare il consenso informato e nel nascondere le loro pericolose teorie dietro una serie di intenzioni apparentemente buone, ed è assurdo che la scuola possa comunque proporre, ricercando o meno il consenso, teorie gravemente contrarie al bene dei nostri figli».

«I politici che approvano disegni di legge del genere – conclude Brandi – devono sapere che non si possono prendere in giro il milione di persone di piazza San Giovanni, e i milioni in tutta Italia che non sono per nulla disposti ad accettare una scuola che possa compiere pericolosi esperimenti educativi sui bambini». Se la voce di milioni di cittadini Italiani non verrà ascoltata, ProVita Onlus annuncia la promozione di «un referendum abrogativo sul provvedimento ”Buona Scuola” e su qualsiasi altra legge che introduca il Gender nelle scuole».

 

26 giugno 2015