Educare alla maturità: le sfide per i genitori

L’importanza di sostenere competenze e risorse dei figli affinché siano protagonisti della loro crescita. Il ruolo delle crisi: nuove opportunità per rivedere il cammino e compiere nuovi passi

Il compito più importante e delicato dei genitori nella loro funzione educativa è condurre, man mano e per mano, i figli verso la maturità affettiva e relazionale in un percorso non facile ma ricco anche di gioie e gratificazioni. Il termine “maturità” è molto complesso e lo possiamo individuare nello sviluppo delle competenze che portano alla meta prefissata nella gestione delle varie situazioni che si incontrano sul cammino per giungere alla piena realizzazione della persona e del suo benessere. Già da queste parole comprendiamo quanto sia delicato il compito del genitore, chiamato in primo luogo ad abbandonare proiezioni e aspettative personali sul figlio e a scoprire, sostenere e promuovere le sue competenze, risorse e ricchezze. Si tratta di educare nel senso di “educere”, trarre fuori, dal figlio ciò di cui è dotato e che fa di lui una persona unica e irripetibile, probabilmente molto diversa dal genitore stesso, ma che va rispettata e promossa fin dai primi passi. Il “lavoro” educativo deve mirare all’integrazione, nei bambini prima e nei giovani poi, di tutti gli elementi affettivi, mentali, relazionali, morali e spirituali di cui sono depositari sia per eredità familiare sia in rapporto al contesto in cui si trovano a vivere e crescere. Si tratta di sviluppare nel figlio un’armonia di tutte le caratteristiche che lo definiscono, evitando le dissonanze che possono procurare sofferenza e che potrebbero minare il suo percorso educativo.

Fin dai primi momenti della vita è fondamentale la relazione con le figure parentali, che costituiscono la base sicura perché il bambino possa iniziare con fiducia il percorso di esplorazione della realtà misurando se stesso e le proprie capacità nell’affrontare i passi evolutivi necessari alla crescita. Il processo di maturazione conosce una tappa fondamentale nel momento dell’adolescenza quando, a volte con aggressività e caparbietà, vengono messi in discussione i valori educativi ricevuti per approdare alla formazione della propria personalità, ritrovando poi il rapporto con i genitori in una chiave nuova e diversa. L’adolescente deve essere accompagnato a maturare la capacità di dedicarsi con impegno ai propri interessi e a progettare il futuro in un rapporto positivo con se stesso e accogliente verso gli altri e ad acquisire il “problem solving”, ovvero la capacità di affrontare e risolvere i problemi e gli eventuali incidenti di percorso sul cammino di realizzazione. Altro elemento fondamentale è rappresentato dall’assunzione di responsabilità nei confronti della vita e dei rapporti affettivi verso cui convergerà il progetto esistenziale di costruzione di un nuovo nucleo familiare, passo che sancirà il definitivo distacco dalla famiglia di origine e l’avvenuta maturazione e indipendenza.

Nel processo educativo i genitori saranno chiamati a rassicurare i figli sul significato delle crisi che possono sopraggiungere nella crescita. Si progredisce attraverso le crisi che, al di là di essere momenti dolorosi, rappresentano delle nuove opportunità per rivedere il cammino, compiere nuovi passi e calibrare le proprie scelte in relazione all’obiettivo da realizzare. I genitori rappresentano quel porto sicuro a cui tornare per ricaricare le energie e fare il pieno di fiducia nelle proprie capacità, un porto però aperto alla nuova partenza e non soffocante e limitante. Il lento processo di maturazione del figlio dipenderà molto dal tipo di guida che i genitori sapranno e vorranno adottare nell’accompagnarlo alla crescita. Una guida autoritaria e dominante si basa sul controllo esasperato nei confronti del ragazzo, che verrà quindi limitato nei suoi comportamenti, nell’esplorazione autonoma del contesto di vita e nell’espressione di sé. Controllo che spesso si gioca su norme rigide e inflessibili e forme di punizioni coercitive. Il figlio non acquisisce in questo modo la possibilità di sentirsi protagonista della sua crescita, in una sorta di sottomissione al genitore che spesso potrà sfociare in comportamenti aggressivi. Un atteggiamento invece permissivo o lassista si fonda eccessivamente sulla crescita spontanea e autonoma del ragazzo, che verrebbe però a mancare di indicazioni precise e confini fondamentali al suo processo evolutivo, nella carenza di norme a cui riferirsi e di limiti a cui uniformare il proprio comportamento nel rispetto di sé e degli altri. La via più efficace risulta essere quella dell’autorevolezza, ovvero la coltivazione di principi di base e di valori di fondo a cui ispirare la crescita, nello sviluppo di autonomia e responsabilità. I genitori, nell’accompagnare il figlio alla maturazione relazionale e affettiva, non dimenticheranno di fissare confini e limiti attraverso interventi saldi ma mai impositivi, nel pieno rispetto dei tempi e modi del ragazzo di comprendere se stesso e realizzare il proprio progetto di vita.

In ultima istanza sarà importante curare l’ottimismo, contro un facile pessimismo dato dalla difficoltà e delicatezza del compito educativo: la fiducia circa la possibilità di riuscita del figlio gli farà sperimentare quella forma di incoraggiamento e affidabilità di cui ognuno ha bisogno per consolidare il proprio processo di maturazione, fungendo da rinforzo positivo alle piccole e grandi vittorie e di sostegno nei momenti di crisi. Educare alla maturità: un viaggio complesso e delicato, un viaggio avvincente ed entusiasmante, una sfida da raccogliere. (Alessandra Bialetti, consulente familiare)

13 maggio 2022