Editoria, don Costa lascia la direzione della Lev

Il 30 giugno l’ultimo giorno del sacerdote alla Libreria Editrice Vaticana: «Puntare alla dimensione internazionale per contrastare la crisi»

Il 30 giugno l’ultimo giorno del sacerdote alla Libreria Editrice Vaticana: «Puntare alla dimensione internazionale per contrastare la crisi» 

«La dimensione editoriale della Lev è cresciuta enormemente, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. In particolare la propensione internazionale, che ne fa un’editrice unica in Italia». Lo dice don Giuseppe Costa, che dopo dieci anni alla guida della Libreria editrice vaticana (Lev) termina oggi, 30 giugno, l’incarico di direttore. «Quando sono arrivato i contratti in essere ammontavano a circa 40, oggi siamo sull’ordine degli 800. È il segno che la sensibilità editoriale è cresciuta anche a livello internazionale. Tanti tengono al copyright della Lev, senza preoccuparsi per le royalties», racconta all’Agenzia Sir.

Secondo una recente indagine condotta
da Rebeccalibri, il Consorzio per l’editoria cattolica che ha analizzato i dati delle vendite nel 2016, risulta che nonostante la crisi che ha caratterizzato lo scorso anno l’intero comparto librario e ancora più nello specifico l’editoria religiosa, la Lev ha registrato stabilità nel fatturato e un interessante ampliamento del suo mercato anche nelle librerie generaliste: «L’editoria cattolica è spesso chiusa al mercato italiano. Puntando al mercato estero – spiega don Costa -, siamo riusciti a contrastare le difficoltà. Ma l’impegno deve continuare. Grazie al mondo abbiamo venduto il Papa, non grazie all’Italia».

«Avere dato un brand al Magistero pontificio ha contributo alla sua più ampia conoscenza nel mondo. Non dimentichiamo che sotto il marchio della Lev abbiamo anche il Papa come autore. Il bilancio di questi dieci anni è certamente positivo, sebbene restino alcune questioni da affrontare come la distribuzione libraria». Nel giorno in cui termina l’incarico di direttore della Libreria editrice vaticana (Lev), don Giuseppe Costa ricorda che «l’apertura internazionale, dovuta anche alla mia esperienza pluriennale negli Usa dove si vede chiaramente il mainstream delle idee, ha portato nell’ultimo anno ad avere venduto diritti per quasi 1 milione e 800mila euro».

Don Costa invita a «valorizzare sempre di più il marchio» e a «puntare alla dimensione internazionale con una presenza qualificata alle fiere e una ricerca professionale nella presentazione dei libri, perché se si vuol fare attività editoriale è l’unica strada da percorrere». Quanto al futuro, don Costa si dice sereno: «Cercherò di restare in quest’ambito, mettendo a frutto l’esperienza accumulata. L’editoria religiosa tende ad allargarsi sempre più, ormai è entrata anche nei cataloghi generali. Ciò avviene perché la religione è vista in una dimensione sociale e politica. Bisogna, però, educare i lettori se non si vuole che i libri restino nei magazzini. Per quel che potrò fare, darò il mio contributo guardando sempre a Pietro e alla Chiesa».

30 giugno 2017