«Dovremo renderci disponibili a un dialogo serrato e costruttivo con la Commissione per arrivare a un accordo che consenta di evitare la procedura di disavanzo eccessivo». Sono le parole del ministro dell’Economia e delle finanze Giovanni Tria, intervenuto questo pomeriggio, 11 giugno, nell’aula di Montecitorio per un’informativa urgente in merito all’eventuale avvio di una procedura per disavanzi eccessivi nei confronti dell’Italia. «Seppur convinti che le regole di bilancio europee devono essere profondamente migliorate e semplificate – ha affermato -, è nel nostro interesse arrivare ad un compromesso e normalizzare definitivamente le condizioni del nostro mercato dei titoli di Stato la cui solidità è fondamentale non solo per i risparmiatori e le istituzioni finanziarie del Paese ma anche e soprattutto per una vera ripresa dell’economia».

Il ministro ha ripercorso quanto successo nelle ultime settimane, fino alla valutazione della Commissione Ue, lo scorso 5 giugno, relativa al fatto che «l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo è motivata». In termini procedurali, ha spiegato Tria, «la questione passa ora al Comitato economico e finanziario (Cef) dell’Unione che si riunisce oggi. Se il Cef approverà le conclusioni della Commissione e non interverranno nuovi sviluppi la decisione verrà rimessa al Consiglio dell’Unione europea». Da parte dell’Italia, «ribadiremo le nostre ragioni agli altri Paesi europei, ai quali spetterà di trarre le conclusioni, e cercheremo un ragionevole punto di incontro», ha assicurato il titolare dell’Economia, spiegando che «la linea del governo italiano è già stata accennata in un comunicato della presidenza del Consiglio: il governo ha preso atto dell’esito della valutazione della Commissione e conferma il suo impegno a rispettare i dettami del Patto di stabilità e crescita per l’anno in corso. Per quanto riguarda il 2018, non si è dato luogo ad alcun allentamento della politica fiscale».

Non solo: nel 2018, «sebbene la crescita abbia sorpreso al ribasso, l’anno si è chiuso con una significativa diminuzione del disavanzo, al 2,1% in discesa dal 2,4% del 2017». Nello stesso tempo «il saldo primario si è attestato all’1,6%, dall’1,4%: ciò dimostra che il governo ha seguito un approccio prudente e responsabile nella gestione della politica di bilancio per il 2018». Per quanto riguarda il 2019, «le stime più aggiornate portano a ritenere che i saldi di finanza pubblica rispetteranno i dettami del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Si può ritenere che l’indebitamento netto nel 2019 sarà sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione».

Per Tria, «il monitoraggio più recente delle entrate evidenzia per l’anno in corso maggiori entrate tributarie e contributive e maggiori entrate non tributarie che, dedotte le maggiori spese e risorse necessarie per il bilancio di assestamento, portano a stimare un beneficio netto di circa 0,2 punti percentuali. Conseguentemente il deficit si collocherebbe al 2,2% del Pil contro la previsione contenuta nel Def approvato ad aprile del 2,4%. Tenendo conto delle previsioni economiche della Commissione, un deficit del 2,2% del Pil produrrebbe un miglioramento di 0,1 punti del saldo strutturale nel 2019». Un risultato che, secondo il ministro, «configurerebbe un sostanziale rispetto del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Il governo – ha aggiunto – potrà fornire stime più aggiornate a fine luglio non appena saranno disponibili i dati sulle liquidazioni d’imposta». A ciò si aggiunge che per Quota 100 e Reddito di cittadinanza «una minore spesa potrebbe essere pari ad un ulteriore 0,07% del Pil facendo attestare in tal caso l’indebitamento netto per il 2019 al 2,1% del Pil. Migliorerebbe in tal caso, in misura corrispondente, il saldo strutturale».

11 giugno 2019