È morto il leader radicale Marco Pannella

Aveva 86 anni, era malato da tempo. Padre Lombardi a Radio Vaticana: «Ci lascia un’eredità umana e spirituale importante»

Aveva 86 anni, era malato da tempo. Padre Lombardi a Radio Vaticana: «Ci lascia eredità umana e spirituale importante, di rapporti franchi»

Marco Pannella, leader storico del partito radicale italiano, è morto oggi, 19 maggio, in una clinica romana. Aveva 86 anni ed era malato da tempo. Ieri era stato trasferito in una struttura ospedaliera della capitale «per garantirgli un ambiente adeguato alle sue condizioni». Il ricovero era stato comunicato tramite una nota di Radio radicale, anche oggi la notizia della scomparsa è stata annunciata dall’emittente del partito.
Il premier Renzi lo ricorda come «un grande leader politico, un leone della libertà, un protagonista transnazionale che ha segnato la storia dell’Italia con battaglie talvolta controverse ma sempre coraggiose e a viso aperto». Noti i suoi scioperi della fame e della sete con cui era solito manifestare il proprio impegno antiproibizionista, contro la pena di morte, a favore dei carcerati e del divorzio.

Lo scorso 2 maggio, giorno del suo ultimo compleanno, il presidente della Repubblica Mattarella e vari esponenti delle forze politiche avevano espresso vicinanza al leader radicale. In quell’occasione, il Papa gli aveva inviato una copia del libro-intervista con Andrea Tornielli “Il nome di Gesù è misericordia” e una medaglia con la Madonna e il Bambino Gesù. Nel pomeriggio di oggi, il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Radio Vaticana: «Marco Pannella è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l’impegno totale e disinteressato per nobili cause, ad esempio quella a cui si è molto dedicato negli anni recenti, in favore dei carcerati».

«A questo proposito – prosegue padre
Lombardi – l’onorevole Pannella diverse volte ha voluto incontrarmi proprio per testimoniare personalmente con molto entusiasmo la sua grandissima ammirazione per il Papa Francesco, per la sua attenzione ai carcerati e l’impegno per il rispetto della loro dignità, come pure più generalmente per tutte le persone i cui diritti sono violati. Lo ricordo quindi con stima e simpatia, pensando che ci lascia una eredità umana e spirituale importante, di rapporti franchi, di espressione libera e di impegno civile e politico generoso, per gli altri e in particolare per i deboli e i bisognosi di solidarietà».

 

19 maggio 2016