Informazioni non ufficiali parlano di otlre 8mila tra migranti e rifugiati presenti in Serbia, a fronte di 6mila posti disponibili nei centri di accoglienza, di cui solo 3.140 adatti all’inverno. A denunciare la situazione è Medici senza frontiere, che riferisce anche del trasferimento di quanti si trovavano in insediamenti informali a Subotica, al confine con l’Ungheria, a Presevo, nel sud del Paese. Oltre 2mila pe persone che si trovavano, la scorsa settimana, nei magazzini abbandonati della città; solo 91 quelle trasferite in 3 diversi centri del Paese. Trattati 7 casi di ipotermia.

Andrea Contenta, esperto di affari umanitaria di Msf in Servia, rende noto che lo scorso fine settimana le temperature hanno raggiunto i meno 16 gradi e il numero di persone bloccate a Belgrado è salito a 2mila. «Ora – prosegue – qui ci sono 30 centimetri di neve e nessuna di queste persone è vestita o attrezzata per questo clima. Le autorità locali a novembre avevano cominciato a provocare e intimidire i gruppi della società civile, arrivando addirittura a ostacolare il loro vitale lavoro, come la distribuzione di vestiti caldi. Ci sono stati sette casi di congelamento a Belgrado nelle ultime 24 ore, vi assicuro che è molto più grave di quanto sembra. L’inverno è un fenomeno naturale che non possiamo controllare. Il vero problema è la mancanza di volontà politica per cercare di soddisfare le esigenze immediate di queste persone vulnerabili».

12 gennaio 2017