Due anni con Francesco: coniugare Parola e misericordia

Dal 13 marzo 2013 un pontificato fatto di gesti e concretezza. In un prolungato abbraccio con le periferie, fisiche ed esistenziali

Dal 13 marzo 2013 un pontificato fatto di gesti e concretezza. In un prolungato abbraccio con le periferie, fisiche ed esistenziali

Ascolto della Parola e misericordia: potremmo sintetizzare in queste due parole chiave il secondo anno di pontificato di Francesco, rileggendo i discorsi pronunciati in questi ultimi dodici mesi di ministero pastorale del vescovo di Roma nella nostra diocesi. Parole che, peraltro, dicono solo una parte di quello che è il pontificato di Francesco. Un pontificato fatto di gesti, di concretezza, di un incarnarsi quotidiano nella vita delle persone.

Nel ripercorrere con la mente quest’anno trascorso – segnato dalla riflessione per il cammino sinodale sulla famiglia e dai grandi eventi della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e della beatificazione di Paolo VI – pensiamo ad esempio alle visite alle parrocchie, un prolungato abbraccio in particolare con le periferie e delle periferie, certo non solo quelle «fisiche» ma quelle esistenziali, come più volte ha chiarito Papa Bergoglio.

Ecco allora le immagini eloquenti degli incontri con queste «periferie»: gli ammalati, i rom, i senzatetto, i disabili, e così via. Ultimo, in ordine di tempo, quello di domenica 8 marzo a Tor Bella Monaca nella parrocchia di Santa Maria Madre del Redentore, con l’invito ad «accarezzare i poveri», nello spirito più autentico delle parole di Gesù. Ed è proprio alla scoperta di questo spirito e di queste parole che il Papa vuole guidare chi lo ascolta, esortando ad andare direttamente alla fonte, cioè il Vangelo. Eccolo allora dare semplici consigli come quello di leggere ogni giorno un brano del Vangelo, come ha fatto ad esempio a Santa Maria dell’Orazione a Setteville di Guidonia. «Vi suggerisco di avere un piccolo Vangelo, da portare in tasca, nella borsa.. e leggere due paroline. È proprio il primo pasto nostro, la parola di Gesù, quello che nutre la nostra fede».

Francesco non si è limitato però al consiglio, ma in occasione di un Angelus in piazza San Pietro, nell’aprile 2014, poche settimane dopo la visita in quella parrocchia, ha fatto distribuire un Vangelo tascabile alle migliaia di fedeli presenti. Un’iniziativa ispirata al messaggio della «Evangelii gaudium»: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù». Gioia che è capace di guarire da quella «necrosi spirituale» che corrode a volte il cuore dell’uomo, denunciata da Francesco durante la Messa celebrata a San Gregorio Magno, la parrocchia cui ha offerto lo stesso regalo donato ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, il Vangelo tascabile. «Pensiamo: qual è quella parte del cuore che si può corrompere, perché sono attaccato ai peccati o a qualche peccato? E togliere la pietra della vergogna». Risanarci per «uscire» verso chi soffre.

Il Papa ce lo ricorda appunto con i suoi gesti, con segni ben precisi, come la Messa “in coena Domini” del Giovedì santo 2014 celebrata nel centro Santa Maria della Provvidenza della Fondazione Don Gnocchi, e in particolare con la lavanda dei piedi agli ospiti della struttura (gesto che ripeterà il 2 aprile nel carcere di Rebibbia). Un messaggio diretto a tutti: «Pensiamo agli altri, e anche come possiamo servire meglio le altre persone». Servirle soprattutto con la testimonianza.

È ciò che raccomanda ai duemila che gremiscono la cattedrale di San Giovanni in Laterano per il Convegno diocesano, e indica «accoglienza» e «porte aperte». Un invito del vescovo di Roma che diventa una traccia di lavoro per tutta la comunità ecclesiale, chiamata a coniugare ogni giorno Parola e misericordia.

13 marzo 2015