Droga, nel 2022 +31% gli accessi al pronto soccorso

Secondo i dati della Relazione al Parlamento, il 12,4% degli accessi è sfociato in un ricovero. Sono 16.315 gli utenti presenti nelle 803 strutture riabilitative del privato sociale

Nel 2022 gli accessi al Pronto Soccorso (PS) per patologie direttamente droga-correlate sono stati 8.152 (+31% rispetto ai 6.233 accessi del 2021), con un’incidenza dello 0,05% sui complessivi 17.183.763 accessi avvenuti a livello nazionale nel corso dell’anno. Il 62% degli accessi con diagnosi principale droga-correlata è avvenuto nei PS della macroarea geografica settentrionale, il 23% e il 15% in quelle rispettivamente centrale e meridionale-insulare. Come riferisce il Redattore sociale basandosi sui dati 2022 della Relazione al Parlamento, iI 66% e il 33% degli accessi hanno riguardato rispettivamente uomini (5.400) e donne (2.688), pari rispettivamente a 18,8 e 8,9 accessi ogni 100.000 residenti di genere maschile e femminile. Il 42% degli accessi direttamente droga-correlati è riferito a persone di età compresa tra i 25 e i 44 anni, il 23% tra i 45 e i 64 anni e quasi il 10% a minorenni, con rilevanti differenze di genere: il 71% degli accessi maschili ha riguardato 25-64enni, mentre il 13% e il 19% di quelli femminili si riferiscono rispettivamente a minorenni e over 65enni.

Nel 2022 le persone tossicodipendenti assistite dai SerD sono state 127.365 (dato aggiornato al 4 maggio 2023): per il 13,6% si tratta di nuovi utenti e per l’86,4% di utenti già in carico dagli anni precedenti. Analizzando la tipologia di utenza, si osserva che i nuovi utenti sono più giovani: il 74% ha tra i 20 e i 49 anni, il 18% ha più di 49 anni e l’8% ha meno di 20 anni, contro rispettivamente il 63%, 36% e 1% circa degli utenti già in carico. Nel corso degli anni, riferisce sempre il Redattore sociale, in Italia si registra un progressivo invecchiamento degli utenti in trattamento presso i SerD: aumenta la quota degli assistiti di oltre 39 anni di età che dall’11% del 1999 passa al 63% nell’ultimo anno, e parallelamente diminuisce quella riferita agli utenti più giovani. Nell’ultimo anno, l’età delle persone in trattamento risulta pari a 42 anni, con quella riferita all’utenza femminile che risulta inferiore di circa 2 anni rispetto a quella maschile (41 contro 43 anni). I nuovi utenti risultano essere mediamente più giovani di 7 anni rispetto a quelli già in carico (rispettivamente 36 e 43 anni), differenza che risulta sostanzialmente la medesima considerando il genere. Le tendenze evidenziate dall’analisi dell’età media confermano il progressivo invecchiamento delle persone in trattamento: tra i nuovi utenti l’età media è aumentata di circa 8 anni (da 28 a 36 anni dal 1999 al 2022) e tra gli utenti già in carico di circa 12 anni (da 31 a 43 anni).

La maggior parte dei nuovi utenti di genere maschile è entrato in trattamento per uso primario di cocaina, con un range di valori percentuali compreso tra 29% della macroarea geografica centrale e 61% dell’area insulare. Un terzo dei nuovi utenti risulta in trattamento per uso primario di oppiacei, incidenza che risulta inferiore al 18% nelle macroaree geografiche nord-occidentale e insulare, e superiore al 51% nell’area centrale del Paese, in particolare nelle regioni Toscana e Lazio. Il 62% dei nuovi assistiti in carico per uso primario di oppiacei ha 40 o più anni di età, quota che tra gli utenti già noti corrisponde al 76%. Per quanto riguarda le persone in carico per uso primario di cocaina, il 58% dei nuovi utenti ha tra i 20 e i 39 anni, quota che tra gli utenti già noti corrisponde al 45%; tra questi ultimi un ulteriore 45% è rappresentato dai 40-54enni.

Analizzando le persone in trattamento sulla base della sostanza primaria si osserva che, tra i consumatori di cannabinoidi, il 62,2% ne fa un uso esclusivo, il 13,9% assume anche un’altra sostanza e il 23,8% almeno altre due sostanze. Tra gli utenti in trattamento per uso primario di cocaina, invece, il 50,1% non ha assunto altre sostanze, il 18% associa un’altra sostanza e il 31,9% almeno altre due sostanze. Infine, sono il 46,7% gli utenti in trattamento per uso primario di oppiacei a non aver assunto altre sostanze, il 17,7% ne ha consumato anche un’altra e il 35,5% almeno altre due. Nel 2022, il 55% degli utenti in trattamento per uso di sostanze illegali e/o psicofarmaci non prescritti ha ricevuto prestazioni farmacologiche (circa 173 prestazioni per utente), il 73% prestazioni psicosociali (con una media di 12 prestazioni per utente) e il 79% prestazioni sanitarie non farmacologiche (mediamente 19 prestazioni per utente). Inoltre, il 72% delle persone trattate ha ricevuto prestazioni di tipologia diversa da quelle sanitarie e psicosociali (mediamente 9 prestazioni per utente) e poco meno del 3% è stato inserito in percorsi terapeutici residenziali. Quest’ultimo dato risulta molto sottodimensionato rispetto alla realtà dei pazienti inseriti nel percorso. Il 76% e il 12% delle prestazioni erogate sono state di tipo rispettivamente farmacologico (somministrazione di farmaci e vaccini) e sanitario (visite, interventi di prevenzione delle patologie correlate, esami e procedure cliniche); il 7% circa, invece, è stato di tipo psicosociale.

Nel 2022 è stata registrata almeno una patologia psichiatrica in 8.772 assistiti (8.052 nel 2021), pari al 7% dei trattati: nel complesso, il 63% è affetto da disturbi della personalità e del comportamento, il 15% da sindromi nevrotiche e somatoformi, il 14% da schizofrenia e altre psicosi funzionali, il 3% da depressione e il 2% da mania e disturbi affettivi bipolari, percentuali che risultano simili a quelle registrate nel 2021. Il Ministero dell’Interno svolge annualmente due rilevazioni puntuali (al 30 giugno e al 31 dicembre) sulle persone tossicodipendenti presenti nelle strutture riabilitative del Privato Sociale: il flusso informativo, basato su dati aggregati inviati alle Prefetture territorialmente competenti, ha rilevato una presenza media giornaliera di 14.904 persone, mostrando un aumento pari al 8% rispetto alla media del biennio 2020-2021. «L’aumento è attribuibile al consistente numero di utenti presenti il 31 dicembre 2022 (+15% circa rispetto agli utenti presenti il 31/12/2021), in parte dovuto al graduale e progressivo superamento, avvenuto durante l’anno, delle restrizioni emanate per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19», si legge nella relazione.

Dei 16.315 utenti presenti il 31 dicembre 2022 nelle 803 strutture riabilitative rispondenti alla rilevazione puntuale, il 66% risulta in carico presso i servizi residenziali, l’8% in quelli semi-residenziali e il 26% in quelli ambulatoriali. Il 49% degli utenti risulta in trattamento presso strutture riabilitative presenti nelle regioni settentrionali, in particolare in quelle delle regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, il 35% in quelle centrali, prevalentemente presso i servizi ambulatoriali della Regione Lazio, e il 16% in quelle meridionali-insulari.
Il 31 dicembre 2022 nelle strutture riabilitative del Privato Sociale risultano presenti mediamente 37 utenti ogni 100.000 residenti di 15-74 anni (il 31 dicembre 2021 risultavano 32 utenti), con un intervallo di valori compreso tra un minimo di 7 utenti/pro-capite e un massimo di 106, rilevati rispettivamente nella provincia di Bolzano e in regione Umbria, ascrivibili agli utenti in carico ai servizi ambulatoriali nel primo caso e a quelli residenziali nel secondo caso.

Nel corso dell’anno 2022 le persone complessivamente trattate sono state 25.633 (+7% rispetto ai 23.959 utenti del 2021), soprattutto di genere maschile (84%): a livello nazionale corrispondono a 58 utenti ogni 100.000 residenti di 15-74 anni, con valori superiori a 100 nelle regioni Emilia Romagna, Umbria e Lazio.
Il 44% dell’utenza in trattamento ha più di 40 anni, con una percentuale che tra gli utenti maschili risulta superiore a quella delle coetanee (46% vs 37%), mentre il 29% ha tra i 31 e i 40 anni e il 14% tra i 25 e i 30 anni, senza alcuna differenza di genere. I giovani di età inferiore a 25 anni rappresentano il 9% delle persone trattate durante l’anno presso i servizi per le dipendenze del Privato Sociale, percentuale che tra l’utenza femminile raggiunge il 13% (in quella maschile è pari al 9%).

Il 37% dell’utenza risulta in trattamento per uso primario di cocaina, in particolare quella maschile, il 29% e l’8% per oppiacei/eroina e cannabinoidi rispettivamente, senza distinzione di genere; il 19% per uso primario di alcol, con percentuali che, in questo caso, risultano superiori nel genere femminile. Al 4% dell’utenza non risulta attribuita alcuna sostanza principale responsabile della presa in carico, da attribuirsi probabilmente all’utenza trattata presso i servizi ambulatoriali. Per quanto riguarda le sostanze secondarie, il 25% e il 21% degli utenti risultano in trattamento anche per uso di cocaina/crack e di alcol, senza differenze di genere, così come il 15% per cannabinoidi e il 12% per eroina/altri oppiacei. Al 22% circa dell’utenza in carico, in particolare a quella femminile, non è stata attribuita alcuna sostanza secondaria. Considerando esclusivamente il numero delle persone trattate con attribuita la sostanza primaria responsabile del trattamento, nel corso del triennio 2020-2022 si rileva un aumento della quota di persone trattate per consumo primario di cocaina, a fronte del decremento dei trattati per eroina o altri oppiacei. (Daniele Iacopini)

21 luglio 2023