Casa, dramma «gigantesco». Lojudice: mettersi in ascolto

In città più di 5mila famiglie occupano stabili, per un totale di 20mila persone circa. I dati presentati al convegno “Povertà e senza casa” all’Antonianum. Assenti le istituzioni politiche

Sono 5.009 le famiglie che a Roma occupano stabili di varia natura per un totale di 20 mila persone circa. La struttura occupata da più tempo si trova in piazza del Quarticciolo. È di proprietà dell’Ater e dal 1998 è abitata da 30 nuclei familiari. L’ex facoltà di Lettere di Tor Vergata di via Arrigo Cavaglieri, in zona Romanina, è quella che invece ospita più persone. Di proprietà dell’Enasarco dal 2006 è occupata da oltre 800 persone. Segue il palazzo di via Collatina 385 – occupato dal 2004 – dove oggi vivono 500 persone. I dati sono stati forniti da Fabrizio Nizi di Action nel corso del convegno “Povertà e senza casa: il grido che sale dalla città” che si è svolto questa mattina, martedì 11 dicembre, alla Pontificia Università Antonianum alla presenza di numerosi occupanti degli stabili romani.

Una giornata di riflessione e proposte sulle politiche abitative a Roma organizzata dai sindacati Sunia e Sicet, dall’Unione Inquilini, dall’Alleanza contro la povertà e dall’associazione Action. Intento degli organizzatori è quello di «lanciare un vero e proprio patto per la città – ha detto Emiliano Guarnieri di Sunia – con il quale le istituzioni e le organizzazioni della società civile si possano impegnare concretamente e quotidianamente per riportare dignità, rispetto dei diritti e convivenza civile nei quartieri». I promotori dell’incontro hanno lamentato l’assenza delle istituzioni politiche invitate. Presente solo Paolo Ciani, consigliere regionale e membro della Commissione politiche abitative. Ha evidenziato che il tema dell’abitare «è gigantesco e va affrontato adeguatamente da tutti» perché il diritto alla casa riguarda «ogni persona». Affrontando il tema degli sgomberi ha osservato che quando vengono liberati stabili occupati «si parla sempre della sicurezza o dell’immobile ma mai delle persone e questa è una realtà che va avanti da troppo tempo». L’unica strada percorribile è quindi «un dialogo tra tutti i soggetti coinvolti non lasciando la responsabilità solo alla politica che si ricorda del problema solo quando si vota».

Un invito al dialogo per fornire risposte utili è arrivato anche dal vescovo ausiliare Paolo Lojudice secondo il quale è necessario «mettersi attentamente in ascolto. La nostra amata città sta soffrendo terribilmente per tanti mali».  Fabrizio Ragucci dell’Unione Inquilini ha illustrato i dati del disagio abitativo a Roma che coinvolge 50 mila famiglie. Numeri alla mano ha osservato che nella Capitale sono oltre 30mila le case private inutilizzate e 13mila gli studenti con contratti in nero, vengono eseguiti 3 mila sfratti l’anno, 6 mila rom vivono nei “campi attrezzati”, 8 mila i senza fissa dimora, migliaia i richiedenti asilo e in tre anni sono stati erogati solo 150 buoni casa.

Basandosi sui dati di Caritas, Acli e Comunità di Sant’Egidio, Roberto Cellini di Alleanza contro la povertà ha rilevato che «in città emerge un malessere sempre più forte, il disagio dalle periferie si è esteso anche al centro». A rischio povertà un terzo degli ultrasessantacinquenni e quasi il 22% della popolazione è composto da anziani e in alcuni municipi superano il 45%. «Le persone senza fissa dimora censite – ha proseguito – sono 7.500 ma stime attendibili parlano di 14/16mila persone». Povertà che interessa in egual misura cittadini italiani e stranieri «ma l’analisi e i provvedimenti legislativi recenti per affrontarla sottintendono una filosofia disumana – ha rimarcato Cellini – Prima si individua una minoranza, poi si trasforma politicamente quella minoranza in devianza (la povertà come moderna colpa) quindi si allude alle sue condizioni come un abuso o un privilegio (occupazioni) e poi si interviene violentemente per ristabilire la legalità naturalmente a favore degli italiani».

Il convegno odierno è l’anticamera di un «un esperimento con un nucleo sociale a geometria variabile che vuole lanciare un appello alla città sull’abitare – ha affermato Paolo Rigucci, segretario del Sicet Roma e Lazio – Apriremo dei focus con le associazioni del volontariato e del terzo settore, con il mondo della produzione e dei costruttori, con le università e i centri di ricerca». Enrico Puccini di Osservatorio Casa si è concentrato sull’edilizia residenziale pubblica costituita da 76mila alloggi concentrati a Ostia Nord, Tor Bella Monaca, San Basilio e Primavalle. Giancarlo Penza della Comunità di Sant’Egidio si è quindi detto preoccupato perché i segnali positivi di integrazione dei cittadini stranieri «andrebbero favoriti. Il decreto sicurezza, invece, va nella direzione opposta. Se dovesse trovare piena applicazione ne va del futuro di tutti».

 

11 dicembre 2018