Draghi in Senato: «Serve un nuovo patto di fiducia»

Alle 9.30 l’intervento del premier a Palazzo Madama; alle 19 la “chiama” dei senatori. «Mercoledì scorso ho rassegnato le dimissioni, una decisione tanto sofferta quanto dovuta». Quindi il richiamo ai partiti alla responsabilità di portare a termine l’agenda di governo, senza sconti

Il richiamo alla necessità di «un governo forte e coeso». L’urgenza, per il Paese, di «un nuovo patto di sviluppo concreto e sincero». Dopo giornate convulse in cui la palla è rimbalzata da un partito all’altro, da uno schieramento all’altro, tra condizioni e disponibilità, questa mattina, 20 luglio, è stato il presidente del Consiglio Mario Draghi a dettare ai partiti le sue “condizioni”. Su tutte, «ricostruire da capo il patto» che si è rotto con la decisione del Movimento 5 stelle di non votare la fiducia sul decreto aiuti. «Partiti, siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti? Siamo qui in quest’Aula solo perché gli italiani lo hanno chiesto. È una risposta che dovete dare non a me, ma a tutti gli italiani», ha detto concludendo il suo intervento al Senato, iniziato intorno alle 9.30. Le comunicazioni del premier sono state quindi consegnate alla Camera mentre a Palazzo Madama è in corso la discussione generale, fino alle 17, quando è in programma la replica di Draghi. Alle 17.30 le dichiarazioni di voto e alle 19 infine la “chiama” dei senatori. Domani, 21 luglio, il dibattito e il voto di fiducia alla Camera dei deputati.

Dal presidente del Consiglio, insomma, è arrivato alle forze politiche il richiamo  alla responsabilità di portare a termine l’agenda di governo, senza fare sconti. «L’unica strada, se vogliamo ancora restare assieme, è ricostruire daccapo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità», le sue parole. La risposta dei partiti è attesa dal dibattito. In apertura, Draghi ha ricostruito il mandato ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel febbraio 2021 – con l’obiettivo di affrontare «tre emergenze: pandemica, economica e sociale» -, fino alla decisione, mercoledì scorso, di rassegnare le dimissioni, dopo il venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato il governo dalla sua nascita. «Il capo dello Stato le ha respinte e chiesto di informare il Parlamento. Decisione che ho condiviso. Oggi mi permette di spiegare a voi e agli italiani questa decisione tanto sofferta quanto dovuta».

Nel discorso del premier, oltre al punto sui risultati ottenuti dal suo governo i 17 mesi, anche l’elenco di una serie di obiettivi per i quali serve «un nuovo patto di fiducia. Non serve – ha sottolineato – una fiducia di facciata che svanisca di fronte ai provvedimenti scomodi». Bisogna spingere sui contratti collettivi, punto di forza del sistema industriale. «Serve una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema retributivo», ha aggiunto. E ancora: «Il disegno di legge sulla concorrenza, che riguarda anche i taxi e le concessioni balneari, deve essere approvato prima della pausa estiva». Per tutti questi motivi, «ora c’è bisogna di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo».

Guardando ai mesi passati alla guida dell’esecutivo, il premier ha osservato che «l’unità nazionale» è stata «la migliore garanzia della sua efficacia. Ritengo che un presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere il consenso più ampio possibile – ha osservato -. A lungo le forze della maggioranza hanno saputo mettere da parte le divisioni e convergere con senso dello Stato e generosità verso interventi rapidi ed efficaci, per il bene di tutti i cittadini». Quindi, ha riportato i risultati conseguiti dal governo e dalla maggioranza: «Grazie alle misure di contenimento sanitario, alla campagna di vaccinazione, ai provvedimenti di sostegno economico a famiglie e imprese, siamo riusciti a superare la fase più acuta della pandemia, a dare slancio alla ripresa economica – ha rivendicato -. Le riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti oltre alla corposa agenda delle semplificazioni, sono un passo essenziale per l’Italia. A oggi tutti gli obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti», ha aggiunto. E, dopo l’aggressione russa all’Ucraina, l’esecutivo è riuscito, ancora, sia nel posizionamento internazionale del Paese sia nel rapido piano per rendersi autonomi dal gas russo, andando verso il superamento di una dipendenza frutto di «scelti miopi e pericolose», negli ultimi decenni.

«Miracolo civile»: Draghi ha usato queste parole per definire le larghe intese e la sinergia con il Paese nell’affrontare le varie crisi che si sono susseguite. «L’Italia è forte quando sa essere unita», ha sottolineato, prendendo a esempio l’accoglienza dei profughi ucraini. Se è vero infatti che «il merito dei risultati raggiunti è vostro, vostra disponibilità a lavorare nell’interesse del Paese» – è l’omaggio ai partiti -, è anche vero che «gli italiani hanno sostenuto le misure che di volta in volta abbiamo messo in campo, sono diventati veri protagonisti politici. Penso al paziente rispetto durante le restrizioni della pandemia, della vaccinazione, dell’accoglienza spontanea ai profughi ucraini accolti con affetto e solidarietà. Penso alle comunità locali con il Pnrr: mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano». Con il passare dei mesi poi, ha proseguito il presidente del Consiglio, «purtroppo a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo e divisione». E il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito. Di qui la scelta delle dimissioni, arrivate al culmine di uno “sfarinamento” della maggioranza, contro il quale però si è espresso il Paese. «La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del governo è senza precedenti e impossibile da ignorare – ha rilevato -. Ha coinvolto il terzo settore, la scuola e l’università, il mondo dell’economia, delle professioni e dell’imprenditoria, lo sport. Si tratta di un sostegno immeritato, ma per il quale sono enormemente grato. Questa domanda di stabilità impone a noi tutti di decidere se sia possibile ricreare le condizioni con cui il governo può davvero governare. È questo il cuore della nostra discussione di oggi. È questo il senso dell’impegno su cui dobbiamo confrontarci davanti ai cittadini».

20 luglio 2022