Dove orientare lo sguardo? Rivedere le nostre priorità

Dar valore a quanto accade, tra emozioni e pensieri contrastanti, con l’opportunità di ripensare le scelte personali verso il futuro

Gli eventi che si sono susseguiti dalla fine di gennaio hanno traghettato il nostro sguardo dal vivere l’infezione da coronavirus credendolo un “dramma lontano”, dove la solidarietà e la ricerca di vicinanza con il popolo cinese si alternava ad episodi di diffidenza e di violenza, a viverlo come un “dramma vicino” che come l’onda di uno tsunami travolge e devasta ciò che incontra, non conoscendo confini. In questo tempo siamo stati investiti da pensieri, emozioni, angosce, difficoltà, dolore, immagini, parole, opinioni, decreti, restrizioni che hanno sollecitato gli aspetti più profondi della nostra psiche e dell’anima.

Diverse e complesse sono state le risposte a questo turbinio scomposto e ogni risposta ha indagato la profonda natura di ciascuno di noi: chi ha voluto ridurre l’isolamento, confortando e cercando vicinanza da un balcone ad un altro con #iorestoacasa #andràtuttobene, pur non sapendo, ma sperando, perché in ogni dramma la fiamma della speranza deve essere protetta e alimentata; chi ha voluto sostenere i professionisti/angeli/eroi che sono in prima linea nell’emergenza; chi ha voluto aiutare chi ha perso quel poco che aveva e chi si è trovato in una povertà inaspettata, attivando una solidarietà che ha il profumo del pane sfornato, della mano che “stringe virtualmente” l’altra mano e che non abbandona nessuno; chi ha voluto appellarsi all’Unico che può rendere possibile l’impossibile.

papa prega pandemia coronavirusSono vive le immagini del Papa che va a pregare, in una via del Corso desolata, al crocifisso miracoloso di San Marcello, il Papa che in una Roma “piangente” ci consola, ci sprona a non perdere la speranza e a pregare, ci dona l’indulgenza plenaria in modo straordinario, in un tempo in cui i sacramenti non si possono ricevere, con i numerosi funerali non celebrati dove ci può essere vicinanza solo spirituale, il Papa che ci accompagna a “risorgere” e a non cedere alla preoccupazione, ma ci sollecita all’unità come comunità umana!

In questi ed in molti altri modi le tonalità emotive positive si sono espresse, ma nell’animo umano il turbamento e l’angoscia attivano anche ciò che, in situazioni ordinarie, si cerca di contenere: l’accaparramento ai beni materiali; la noncuranza dell’altro; l’esasperazione e la violenza domestica di cui si è registrato un terribile incremento; lo scagliarsi contro chi vediamo non seguire le restrizioni non sapendone la storia o i motivi; il parlar male contro chi prende decisioni come se “ci fossimo stati noi avremmo fatto meglio”; il diventare “tuttologi”; la violenza nei dibattiti e la manipolazione delle informazioni per trarne un vantaggio.

app di tracciamento contagio coronavirus covid-19Vorrei soffermarmi su quest’ultimo aspetto. Dove orientare lo sguardo? La complessità della situazione in cui viviamo richiede di poter accogliere la molteplicità delle emozioni che proviamo e dei pensieri che formuliamo, ciò non significa “tronizzarne alcuni, per eliminarne altri”. Viviamo costantemente in situazioni ambivalenti dove eliminare un elemento della dialettica vorrebbe dire creare una “dittatura” con conseguente rigidità di visione, quello che noi clinici definiamo “psicosi”: ossia forzare la realtà ad una lettura che, non tenendo conto delle diversità, delle ricchezze e della complessità di cui la realtà è intrisa, si cristallizza nel tempo e diventa l’unico modo di vivere e interpretare la vita, una vita non reale, ma “creata forzatamente e artificialmente” con la relativa sofferenza che ne consegue.

coronavirus decrementoCosa significa in termini concreti? Che nella situazione in cui viviamo non ci sono “protocolli di sopravvivenza” definiti e validi dall’esterno che garantiranno la salute, il recupero di una “vita ordinaria pre-coronavirus”, ma la necessità, per ciascuno di noi, di poter con-vivere nel presente di ogni esperienza con la molteplicità di ciò che sperimentiamo: con le preoccupazioni, l’angoscia, la speranza, la necessità di fare comunità, il voler ripensare ad uno spazio per sé e per chi è in relazione a noi, il ridefinire le priorità, “potando” ciò che non porta frutto ed orientando le proprie forze in progetti quotidiani che creano “ponte” in progetti del domani, ottenere informazioni in modo trasversale per poter valutare cosa mi stanno proponendo o cosa mi stanno imponendo.

È importante conoscere ed accogliere quali sono i limiti entro cui posso muovermi e prendere decisioni, è fondamentale identificare i tasselli per formare una coscienza consapevole in tempi in cui “ogni oratore porta acqua al suo mulino”! Come posso dar valore a quanto è accaduto e sta accadendo? Non possiamo ripartire da dove la nostra vita è stata bruscamente interrotta, ma tenendo conto della complessità e delle ambivalenze, possiamo ri-nascere/ ri-creare, considerando che quello che stiamo vivendo è un’occasione per poter pensare alle nostre vite e modificare degli assetti interni predefiniti su delle priorità che ad oggi sembrano messe in discussione.

Poter ri-vedere il nostro modo di vivere nel mondo, dove “la corsa a…” si trasformi nel dare valore allo “stare con…”, dove le scelte personali possono diventare un movimento sociale ed umano, perché questo è il tempo che ci è dato da vivere, ma il “come” è la nostra risposta. Come diceva Rita Levi Montalcini, «è meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita». (Laura Boccanera, psicologa – psicoterapeuta)

8 maggio 2020