Dopo 45 giorni, si dimette la premier britannica Liz Truss

È il quarto primo ministro conservatore in 6 anni, “bruciato” da una crisi di governo nella quale pesano anche i contraccolpi sempre più pesanti della Brexit

A 45 giorni dal suo arrivo a Downing Street, si dimette la premier britannica Liz Truss. È il quarto primo ministro conservatore in 6 anni, spinta alla porta da una crisi di governo alimentata dalla crescente instabilità e sulla quale pesano i contraccolpi sempre più pesanti della Brexit, oltre alla crisi internazionale. E le evidenti lacerazioni “domestiche”, sul piano economico, politico e sociale. Truss, 47 anni, davanti al crescente sfaldamento della sua maggioranza seguito alla retromarcia sul pacchetto iniziale di tagli delle tasse in deficit, al siluramento in pochi giorni prima del cancelliere dello Scacchiere ultraliberista Kwasi Kwarteng, poi del ministro dell’Interno anti immigrazione Suella Braverman, ha annunciato il suo passo indietro.

«Sono entrata in carica in una fase di grande instabilità economica e internazionale – le sue parole -. Riconosco di non poter realizzare il mandato per cui sono stata eletta dal Partito Conservatore, data la situazione. Ho quindi parlato con Sua Maestà il Re per informarlo che mi dimetto da leader. Rimarrò primo ministro finché non sarà scelto un successore», ha dichiarato nel discorso alla nazione davanti al numero 10 di Downing Street. Le opposizioni, unite, invocano le elezioni anticipate mentre la maggioranza cerca di resistere, almeno per qualche mese, dandosi un nuovo leader, il terzo della legislatura.

Il primo ministro e i suoi collaboratori, riflette il politologo Stefan Enchelmaier, dell’Università di Oxford, «erano accecati da un’ideologia di destra ma si sono trovati a fare i conti con un mondo vero, dove il loro piano finanziario è stato bocciato dai mercati dove contano le cifre e la credibilità. Così è capitato anche con la Brexit – aggiunge – dove è stato promesso agli elettori che uscire dalla Ue avrebbe riempito le casse dello Stato e riavviato il sistema sanitario mentre la sovranità politica britannica sarebbe stata salvata dalla minaccia di un’Unione europea federale. In realtà, è capitato il contrario. I fanatici della Brexit, alla guida del Partito conservatore, stavano distruggendo la stabilità finanziaria del Regno Unito lasciandosi alle spalle un conto salatissimo da pagare per i cittadini».

21 ottobre 2022