Donne violate, una rete per non lasciarle sole

A Santa Giacinta il convegno organizzato dalla Caritas diocesana. Monsignor Feroci: «Gridate i vostri diritti contro ogni maltrattamento»

A Santa Giacinta il convegno organizzato dalla Caritas diocesana. Monsignor Feroci: «Gridate i vostri diritti contro ogni maltrattamento» 

Difficile fornire numeri, impossibile descrivere con precisione la vastità dei casi. La violenza domestica nei confronti delle donne si inserisce tra i fenomeni sommersi per eccellenza. A nasconderlo ci pensano le pareti di casa, un compagno violento e, molte volte, la stessa abusata, non trovando il coraggio di denunciare. I casi che arrivano sulle scrivanie dei commissariati e dei tribunali sono una minima parte, una goccia nel mare magnum di un fenomeno eterogeneo e trasversale per età, nazionalità e condizione sociale delle vittime.

Sono donne ferite nella psiche e nel corpo, e bambini, figli di quelle “Relazioni violate” che è anche il titolo del convegno tenutosi ieri, 7 giugno, alla Cittadella della Carità Santa Giacinta. L’incontro, organizzato dalla Caritas diocesana in collaborazione con la Rete dei servizi e delle strutture di mamme con bambini, è stato rivolto a operatori socio-pastorali, personale delle Asl e dei servizi sociali territoriali, psicologi e membri di organizzazioni di volontariato.

Marinella Mariotti è la responsabile del centro anti-violenza “Maree”. Ogni anno «accogliamo una media di 300 donne in difficoltà». Di solito il 60% sono italiane, come italiani – per il 54% dei casi – sono gli uomini che agiscono violenza. In questo centro, le ospiti possono restare per un periodo massimo di 5 mesi, durante i quali «tentiamo di supportarle, non solo psicologicamente, ma anche provando un reinserimento sociale e lavorativo attraverso progetti personalizzati». La tutela offerta da “Maree” è anche nei confronti del bambino vittima di violenza assistita. «Il nostro è un progetto che costruiamo con la donna e intorno alla donna; è questo che c’è al di là della denuncia. È importante far conoscere il lavoro dei centri anti-violenza. Ci sono ancora molte donne che non sanno cosa fare, dove possono andare».

Dello stesso avviso Giulia Martino, del centro per donne e minori in difficoltà “La Ginestra” di Valmontone: «Bisogna parlarne il più possibile per rompere l’indifferenza di cui si nutre la violenza domestica». Il primo passo è la «costruzione di una rete sociale per arrivare a una progettualità condivisa da parte di tutti gli attori in campo». I problemi restano sempre gli stessi però: «mancano i fondi, sia per l’inserimento lavorativo delle donne, sia per le strutture di accoglienza. Se la politica ci lascia soli è difficile andare avanti con le nostre sole forze. Ci vuole uno sforzo condiviso».

La violenza riflessa o assistita è invece quella subita dai figli delle “relazioni spezzate” che si trovano, per Alessandra Gatto, consulente in diverse strutture di accoglienza, «tra Scilla e Cariddi, tra due “mostri” (i genitori) impossibili da gestire». Assistere alla violenza tra di loro «va a minare il cuore delle relazioni primarie, creando confusione su ciò che è affetto, intimità e violenza. Si tratta di stati negativi che se prolungati hanno un effetto tossico sul bambino, aumentando il fattore di trasmissione intergenerazionale della violenza». Ci sono conseguenze comuni a tutti i minori vittime di violenza assistita – ha continuato Gatto -, in genere «più sono piccoli, tanto più avranno problemi a comprendere e a far fronte, un domani, ai diversi episodi di violenza che vivranno e sperimenteranno».

Infine, l’invito di monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana: «Le donne devono alzare la voce, gridare i loro diritti e fare in modo di affrancarsi da ogni tipo di violenza». Certo «non dobbiamo abbandonarle. La Caritas di Roma accoglie ogni anno centinaia di donne; il 43% di loro sono vittime di violenza domestica. Oggi abbiamo voluto mettere in rete la nostra esperienza con quella di altre realtà che operano su Roma e provincia. Insieme vogliamo continuare a progettare e camminare per difendere le donne e i loro bambini».

8 giugno 2016