Donald Trump è il 45° presidente degli Stati Uniti d’America

Dopo 8 anni di presidenza Obama, la Casa Bianca torna ai repubblicani, che conservano maggioranza sia al Senato sia alla Camera dei rappresentanti

Dopo 8 anni di presidenza Obama, la Casa Bianca torna ai repubblicani, che conservano la maggioranza sia al Senato sia alla Camera dei rappresentanti

«Sarò il presidente di tutti». Si è aperto con un invito a superare le divisioni il discorso per la vittoria di Donald Trump, consacrato dalle urne 45° presidente degli Stati Uniti d’America. Dopo 8 anni di presidenza Obama, dunque, con una sorprendete rimonta ai danni dell’ex segretario di Stato Hillary Clinton, data per favorita alla vigilia, la Casa Bianca torna ai repubblicani, che conservano la maggioranza sia al Senato sia alla Camera dei rappresentanti. Anche il voto popolare, vale a dire il consenso complessivo raccolto su scala nazionale al di là del meccanismo di assegnazione dei grandi elettori su base maggioritaria e territoriale, conferma la vittoria dei conservatori: Trump ha raccolto il 48,1% delle preferenze, contro il 47,2% di Clinton. Contrariamente al passato infatti, stando ai risultati pervenuti, le fasce sociali più basse hanno dato la loro preferenza al partito repubblicano, le minoranze etniche non hanno votato Clinton tanto quanto il suo entourage si attendeva e in più alla candidata democratica è mancata anche la netta preferenza delle donne, che non si sono espresse per Hillary in massa, come era stato emsso in conto.

«Dobbiamo rimarginare le ferite delle nostre divisioni – le parole di Trump nel discorso del trionfo -. Dobbiamo riunirci, come un solo popolo. Sarò il presidente di tutti. Il nostro è un movimento di milioni di lavoratori che amano il Paese e vogliono un futuro migliore. Un movimento di tutti i gruppi etnici, le religioni, di tutti i background. Gente che vuole fare la sua parte per America. Rinnoveremo il sogno americano». Silenzio invece da parte di Hillary Clinton, rimasta per qualche tempo in testa nella conta dei voti, che ha scelto di non commentare a caldo, pur avendo riconosciuto la vittoria al suo avversario in una telefonata che le è valsa probabilmetne una citazione da parte del tycoon all’inizio del discorso della vittoria: «Ringrazio Clinton per quello che ha fatto per il Paese, e lo dico veramente».

Una vittoria, quella di Trump, arrivata senza il supporto della leadership del partito repubblicano, grazie probabilmente a un uso audace dei social media, in una campagna fatta di slogan semplici e attacchi senza mezzi termini contro la candidata avversaria, che rappresentava invece la continuità, sostenuta da Wall Street e da gran parte dei media. Tutto questo, concordano i commentatori statunitensi, ha fatto breccia in un elettorato deluso, ancora impigliato nelle maglie della crisi economica. A temperare l’irruenza di Trump e a rafforzarne la credibilità, specie tra l’elettorato cristiano, Mike Pence, scelto per la carica di vice presidente, con un background cattolico, divenuto evangelico in età adulta. «Sono grato al Signore per la grazia che mi ha concesso – ha detto dopo l’ufficializzazione della vittoria -. Sono grato a un leader che renderà di nuovo grande l’America». Parole che richiamano un po’ quelle pronunciate dal presidente uscente Barack Obama che in un videomessaggio alla vigilia delle elezioni esortava gli americani a restare uniti, a prescindere dal risultato: «Non importa cosa accadrà. Il sole sorgerà al mattino e l’America rimarrà ancora la più grande nazione al mondo».

Per il nuovo presidente si apre ora la fase della successione a Obama, nella quale scrollarsi di dosso i giudizi negativi dei media e non solo. Nonostante la sconfitta dei democratici infatti oltre 50 milioni di elettori hanno votato Clinton.

9 novembre 2016