Don Sturzo, la politica servizio per il prossimo

Conclusa la fase diocesana della causa di canonizzazione. Monsignor Oder, vicario giudiziale del Tribunale: «Un uomo libero e forte», spicca la «spiritualità sacerdotale»

«Io sono un sacerdote, non un politico», amava ripetere ai suoi interlocutori don Luigi Sturzo. «E proprio perché sacerdote egli sentì la vocazione ad esercitare il proprio ministero in un campo diverso da quelli usuali, ma non meno importante, quello della politica». Don Luigi «intendeva ricondurre tale umana attività alla sua finalità naturale di carità e di servizio». È stato monsignor Slawomir Oder, vicario giudiziale del Tribunale ordinario diocesano, a presiedere questa mattina – 24 novembre – nel Palazzo Lateranense la chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione del sacerdote fondatore del Partito Popolare Italiano.

Dopo la lettura degli atti, il cancelliere del Tribunale, Marcello Terramani, ha proceduto a porre il sigillo sui plichi che saranno adesso inviati alla Congregazione per le cause dei santi in Vaticano. Al rito erano presenti anche monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e presidente della commissione storica della causa, e il vescovo di Caltagirone, monsignor Calogero Peri. Si tratta di un lavoro iniziato nel 1997, ha ricordato monsignor Oder, formalizzato con la presentazione del Supplex Libellus nel 1999 e con la costituzione del Tribunale nel 2002.

Nato a Caltagirone nel 1871 da una famiglia «di antico lignaggio e autenticamente cristiana» (si è aperta anche la causa di beatificazione del fratello maggiore Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina), fu ordinato sacerdote nel 1894. Da giovane conosce lo stato di prostrazione dei contadini e degli operai della sua terra, specie di quelli che lavorano nelle solfatare. Anche a Roma, dove perfeziona i suoi studi teologici e giuridici, «constata la miseria estrema della gente di Trastevere». Siamo nel 1895. Ricordando la benedizione pasquale delle case, don Luigi scrive: «Per più giorni mi sentii ammalato e incapace di prendere cibo».

Sarà l’enciclica Rerum novarum di Leone XIII a fornire la solida base del suo ministero sacerdotale a favore degli ultimi. Nel Servo di Dio «s’incarnò l’ideale cristiano di politica che vedeva come esercizio di “carità, ossia esigenza d’amore e di servizio a favore del prossimo, ricerca ed attuazione del bene comune, dovere civico, atto di carità verso il prossimo”». Il 1919 è l’anno della fondazione del Partito Popolare. Poi i tempi bui della dittatura. Pagherà con un esilio di 22 anni, in Inghilterra prima e negli Stati Uniti poi, il non essersi piegato al regime fascista. Rientrato in Italia nel 1946, muore a Roma nel 1959, sette anni dopo la nomina del presidente Luigi Einaudi a senatore a vita del 1952.

«Una nomina che don Sturzo – ricorda Oder – aveva accettato solo dopo che gli era stata concessa la dispensa esplicita da parte di Pio XII». Nonostante il suo impegno in politica, la sua spiritualità «fu eminentemente sacerdotale, ed è per questo che san Giovanni Paolo II lo poneva ad esempio del clero». Anche Benedetto XVI, nel 2009, auspicava che «l’esempio di Sturzo sia d’incoraggiamento per tutti i cristiani, affinché diffondano con la loro coerente testimonianza il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa». L’economista Giuseppe Palladino, che di Sturzo fu prima esecutore testamentario e poi fautore della causa di beatificazione, disse una volta che «alla salvezza delle anime don Sturzo ha dedicato la sua intera esistenza ed ogni sua energia. Pertanto fu impegnato nella sua lotta ideale solo come sacerdote e non come uomo politico».

La città di Roma, nella quale il sacerdote
siciliano fu impegnato per la gran parte della sua vita, «è stata nei secoli benedetta da grazie innumerevoli – ha concluso Oder –, ed è divenuta il faro a cui milioni di persone guardano per essere illuminate nel cammino cristiano». Una luce ancora intensa, alimentata «dall’impegno coerente di tanti cristiani e di esemplari sacerdoti, come lo fu Sturzo. Un prete, un uomo libero e forte, e speriamo presto di poter dire, col consenso dell’autorità della Chiesa, un santo».

 

24 novembre 2017