Don Santoro: quando l’evangelizzazione passa dal vivere «cuore a cuore»

A Santa Croce in Gerusalemme la Messa per il sacerdote fidei donum ucciso a Trabzon, in Turchia, nel 2006, presieduta dal cardinale Feroci. La testimonianza del vicario apostolico di Istanbul Palinuro: «Accogliere, salutare, sorridere: la sua liturgia dell'amore»

La Messa celebrata ieri sera, 30 novembre, nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme nel giorno in cui la Chiesa fa memoria dell’apostolo sant’Andrea, il primo a seguire Gesù e a condurre a lui anche il fratello Simon Pietro, è stata «un modo per continuare a fare gli auguri per il suo onomastico a don Andrea Santoro, come abbiamo fatto per tanti anni». A spiegarlo nel suo saluto iniziale, il cardinale Enrico Feroci, che ha presieduto l’Eucaristia e che fu l’ultimo a salutare all’aeroporto di Fiumicino, nel 2006, il sacerdote fidei domun in partenza per la città turca di Trabzon, qualche giorno prima della sua morte, avvenuta mentre pregava con la Bibbia tra le mani.

messa per don andrea santoro, 30 novembre 2021, santa croce in gerusalemme, massimiliano palinuroA concelebrare, portando una testimonianza dalla terra di missione di don Santoro, monsignor Massimiliano Palinuro, nominato dal Papa nel settembre scorso vicario apostolico di Istanbul e amministratore apostolico dell’Esarcato per i fedeli di rito bizantino residenti in Turchia, finora parroco a Trabzon. «Sono grato per avere potuto incontrare nella mia vita la testimonianza di don Andrea e per essere stato formato alla sua scuola, seppure solo attraverso i suoi scritti – ha detto il presule -, che da un lato mi hanno confermato e incoraggiato nella mia missione in Turchia, dall’altro hanno costituito un vero e proprio noviziato». In particolare, Palinuro ha evidenziato come Santoro «ha avuto la grazia di intuire qual è il metodo più efficace per una vera nuova evangelizzazione» ossia il vivere «cuore a cuore, facendosi strumento di accoglienza dell’altro e compagno di viaggio. Probabilmente don Andrea aveva imparato proprio dal suo patrono, infatti sant’Andrea è capace di condurre a Gesù Simon Pietro immediatamente, senza alcuna resistenza, perché c’era tra loro un rapporto di fratellanza». A dire che «non basta affermare che noi abbiamo incontrato il Messia – ha continuato Palinuro -, non basta cioè una generica testimonianza» ma è necessario «intraprendere delle relazioni di umanità con l’altro, non fittizie o strategiche. Questo, del resto, è stato il segreto della prima evangelizzazione: basta pensare a quanto spazio san Paolo dedica nelle sue lettere ai saluti agli amici».

Don Santoro, allora, è stato modello di riferimento, artefice di quel «”metodo don Andrea” capace di far passare il Vangelo attraverso le relazioni umane – sono ancora le parole del sacerdote -, che non è altro che il metodo di evangelizzazione degli apostoli, che ci parlano di relazioni autentiche, che trasudano di umanità». Sintetizzando quindi in tre verbi – «accogliere, salutare, sorridere» – la capacità di don Santoro di «celebrare la liturgia dell’amore», Palinuro ha ricordato come «nell’immaginario collettivo dei turchi i cattolici sono i nemici giurati, per via delle guerre che sono avvenute nella storia tra Oriente ed Occidente», perciò «è necessario abbattere prima di tutto un pregiudizio, mostrando un volto amico». E «don Andrea si è ostinato a ricercare sempre il bene nell’altro, tenendo aperta la porta della sua chiesa, anche quando era pericoloso e infatti proprio da quella porta è arrivata la sua morte. Quella porta – ha concluso – rimane aperta ancora oggi, sebbene con l’ingombro necessario della polizia, grazie al coraggio di don Andrea».

Da parte sua, il cardinale Feroci ha sottolineato come «quando don Andrea partì per la Turchia, una terra difficile, pensavamo che tutto fosse già finito e che poco si potesse fare e invece ancora oggi in quei luoghi molte persone celebrano la Messa». Ecco allora il monito e l’invito a «metterci nelle mani di Dio perché le sue vie non sono le nostre vie, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri – ha ribadito il porporato citando la Scrittura -. Dobbiamo credere fino in fondo nell’opera di Dio e chiedere a lui di aprire strade nuove perché non siamo crociati che vogliono conquistare ma persone amate che vogliono testimoniare l’amore ricevuto».

1° dicembre 2021