Don Rengo: semi di speranza e di fede in Thailandia
La testimonianza del sacerdote romano, del Cammino neocatecumenale, da 9 anni in missione nel Paese asiatico, a Chiang Mai, a 700 km da Bangkok «Un campo aperto»
Un seme che muore e dà frutto. È l’immagine che don Giovanni Rengo, sacerdote del Cammino neocatecumenale in missione a Chiang Mai, in Thailandia, usa per descrivere il suo operato in un Paese nel quale i cattolici sono meno dell’1%. Il totale dei cristiani è, invece, il 2%. Romano, 45 anni, formatosi nel Seminario diocesano Redemptoris Mater, è sacerdote da 15 e dopo aver esercitato il ministero nelle parrocchie romane di Sant’Andrea Corsini e di Sant’Alberto Magno, da 9 anni è a Chiang Mai, a 700 chilometri dalla Capitale Bangkok. Dopo aver trascorso alcuni giorni di vacanza a Roma, è appena tornato in Thailandia, dove è assistente spirituale di un gruppo di famiglie missionarie del Cammino neocatecumenale.
In questi 9 anni il Signore gli ha «continuamente confermato che nonostante le debolezze e qualche momento di scoraggiamento, che sono sempre grazia di Dio», il suo posto è in Thailandia. «Nel mio cuore – rimarca – desidererei che questa missione durasse per sempre». In questi anni a Chiang Mai, accanto a don Giovanni, si sono succedute complessivamente sette famiglie composte da coppie di anziani o da giovani con bambini piccoli. Al momento ce ne sono tre, e altre due si aggiungeranno ai missionari entro la fine dell’anno. «Desideriamo portare semi di speranza e di fede – afferma -. In questi anni in tanti dalla nostra testimonianza di vita hanno fatto esperienza di questa speranza e di conseguenza hanno conosciuto Cristo».
Don Giovanni è impegnato in una “missio ad gentes”, un percorso di fede che il Cammino neocatecumenale svolge in tante parti del mondo per vivere tra i non cristiani. I missionari abitano in contesti a loro sconosciuti, lavorano per provvedere alle proprie necessità, vivono la stessa realtà delle comunità locali ed evangelizzano con la propria vita «senza costruire strutture fisiche – sottolinea don Rengo -. Dobbiamo essere noi il Corpo di Cristo che vive con le persone». Dal punto di vista dell’evangelizzazione, c’è «una bella prospettiva – prosegue il missionario -. Da una parte c’è una Chiesa matura presente in Thailandia da oltre 300 anni (da cento nel nord del Paese). Dall’altra il numero ridotto di cattolici e di cristiani in generale mostra una Chiesa che sta compiendo i primi passi. A livello di evangelizzazione la Thailandia è un campo aperto. Cerchiamo di rispondere alle tante domande su Gesù, che ci rivolgono anche i giovani, mostrandoglielo con la nostra vita nel quotidiano».
Importantissimo è stato il viaggio apostolico che Papa Francesco ha compiuto nel Paese nel novembre 2019. Don Giovanni ricorda perfettamente «la gioia negli occhi e nei volti dei thailandesi che si sono sentiti nel cuore della Chiesa. Una visita accolta favorevolmente dalla società thailandese, felice di vedere un Papa missionario venuto non a colonizzare ma come un fratello in visita. Anche il mondo buddista e quello culturale sono rimasti molto colpiti». Dal punto di vista sociale la Thailandia è un Paese in via di sviluppo con molte povertà e minoranze etniche. «C’è un desiderio di rinnovamento da parte dei giovani – sottolinea don Giovanni -. Preghiamo affinché questo miglioramento si realizzi e sia illuminato dal Signore».
7 luglio 2023