Don Renato Sacco: «Nonviolenza è uno stile cristiano»

Il sacerdote, coordinatore nazionale di Pax Christi, all’incontro organizzato dalla Caritas diocesana: «Educazione alla Pace contro le spese militari»

Il sacerdote, coordinatore nazionale di Pax Christi, all’incontro organizzato dalla Caritas diocesana: «Educazione alla Pace contro le spese militari» 

La nonviolenza: «Una parola da scrivere tutta attaccata, perché non è la negazione della violenza è un concetto a parte, uno stile che va seguito». Così don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, ha commentato venerdì 13 nella sagrestia della parrocchia di Sant’Ippolito, il messaggio di Papa Francesco per la celebrazione della 50esima giornata mondiale della pace, lo scorso primo gennaio: «La nonviolenza: stile di una politica per la pace».

Il parroco della provincia di Novara
è stato invitato dalla Caritas diocesana. Tra il pubblico, ad ascoltare le sue parole, il direttore monsignor Enrico Feroci. Don Renato è arrivato con la sciarpa con i colori della pace e l’intenzione di scuotere il pubblico: «Quello del Papa è un messaggio scandaloso – ha detto guardando il testo – La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passività, ma in realtà non è così – ha aggiunto citando Papa Francesco – non è passività – ha ripetuto».

Dalla battaglia contro la costruzione degli arei militari F35 alle leggi sulla difesa, don Renato è un testimone vivente dell’attivismo della nonviolenza. Il sacerdote, dal maggio scorso, è diventato Coordinatore Nazionale di Pax Christi, l’associazione cristiana per la pace che opera dagli anni ’50. Fondamentale il contributo di don Tonino Bello negli anni ’90, allora presidente dell’associazione e per cui oggi è in corso la causa di beatificazione. Con lui nel 1992 padre Sacco ha partecipato alla marcia per la pace a Sarajevo: «Abbiamo portato la nonviolenza dove c’era la guerra».

Don Renato, tra i primi preti obiettori alle spese militari, negli anni ha dovuto anche subire processi (con assoluzione) contro le sue azioni, ma continua a seguire il tema del disarmo in prima linea: «Secondo un recente rapporto del Sipri – ha spiegato – vengono spesi ogni anno 1 miliardo e 700 milioni di euro in armamenti. La spesa è cresciuta dell’1%». Una somma, ha sottolineato, che è difficile persino immaginare: «Sono tanti? Sono pochi? Per l’Italia è stato calcolato che spendiamo 64 milioni di euro al giorno. Per costruire un F35 servono 130 milioni di euro. Un piccolo ospedale costa 100 milioni. Un aereo militare costa più di un ospedale».

Il prete ha seguito per Pax Christi diverse situazioni di guerra, in particolare in Iraq, dove è stato prima, durante e dopo la guerra. Cambiare ciò che sta accadendo, ha detto con forza traendo spunto dalle parole del Papa, è possibile. Bisogna puntare sull’educazione: «Se vi chiedessi di elencare 20 guerre attualmente in atto sarebbe difficile, certamente vi verrebbero in mente la Libia, l’Afghanistan, l’Ucraina, la Siria… e poi?». Della guerra, ha ricordato, non sappiamo molto: «Fino a pochi giorni fa le testate scrivevano di genocidio ad Aleppo in Siria, oggi non ne parla nessuno». La questione, ha aggiunto, è più subdola, e ha proiettato un breve video del trenino giocattolo Bob in gita a un campo militare, popolare su youtube: «Questo video è osceno… insegna ai bambini che i carri armati sono sui prati ben curati e difendono i confini. Nei posti dove si combatte invece manca l’acqua e ci sono corpi dilaniati».

Il diritto alla difesa, sostiene Pax Christi, è sacrosanto e può essere nonviolento: «Per questo abbiamo presentato con altre associazioni un disegno di legge di iniziativa popolare per la difesa nonviolenta». La speranza che venga veramente discusso, c’è, ha spiegato. La conclusione di don Renato è netta: «Dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno: Papa Francesco ha ragione, “tutti possono essere artigiani di pace”».

 

16 gennaio 2017