Don Ostafiiv: tra Russia e Ucraina una tensione che dura dal 2014

Il parroco dei Santi Sergio e Bacco, la parrocchia della comunità ucraina a Roma: «Ogni giorno sento la mia famiglia. Non ci sono evacuazioni o fughe». Né allerta né panico. Il giurista Tyhovlis, in Italia dal 2006: «Se scoppiasse il conflitto saremmo pronti ad accogliere i migranti umanitari?»

Prima di parlare della guerra che potrebbe scoppiare tra la Russia e l’Ucraina, don Taras Ostafiiv, parroco dei Santi Sergio e Bacco, la parrocchia della comunità degli ucrani a Roma, ricorda come «nel mio Paese è dal 2014 che la zona occidentale è interessata dalla guerra, specialmente quella del Donbass, occupata dalla Russia, e ogni giorno ci sono sparatorie e morti». Il sacerdote, che proviene dalla città di Ivano-Frankivsk, al confine con la Polonia, e che è in Italia dal 2013, racconta come «ogni giorno sento la mia famiglia rimasta lì e da loro, specialmente da mio fratello, che ha 30 anni e potrebbe essere chiamato a combattere,  capisco che la situazione che la popolazione vive non è di allerta o di panico. Non ci sono evacuazioni delle città né fughe. Certo, sono tutti spaventati, specialmente lo sono le donne per i loro figli e mariti perché potrebbero dover combattere, ma sono eventualmente tutti pronti a difendere il Paese. Più di tutto, però, si sentono impotenti perché sanno che niente dipende da loro». Del resto, aggiunge, «tutto si svolge in modo normale e regolare, per quanto ciò sia possibile», perché «lo Stato cerca di avere tutto sotto controllo e di mantenere stabile la situazione».

Quello che, almeno in parte, dona forza in questo momento «è il sostegno dei politici di tutto il mondo e dei capi di Stato al nostro Paese» e specialmente quello «della Chiesa, basti pensare alle parole di vicinanza che il segretario di Stato vaticano, il cardinale Parolin, ha espresso alla Chiesa bizantina, o al Papa, che più volte si è esposto per la pace». In questo modo, sottolinea ancora don Ostafiiv, «tutto il mondo sa ed è consapevole di quanto sta accadendo». Ancora, il sacerdote riferisce che «anche in Ucraina la Chiesa è attenta e prega ogni giorno per la pace nel Paese già dal 2014, e in queste ultime settimane con maggiore intensità».

Anche Yuriy Tykhovlis, giurista ed esperto di diritto migratorio, è originario dell’ovest dell’Ucraina ma vive in Italia dal 2006. «Seguo molto attentamente quello che succede nella mia patria – dice – e quello che più percepisco da qui è un certo malcontento per la non presa di posizione così netta dell’Italia, la quale attinge il gas per il 40%, lo sappiamo, dall’ex Unione sovietica». Ancora, guardando nello specifico al suo ambito di competenza, Tyhovlis si chiede se «l’Italia sarebbe pronta, laddove domani dovesse scoppiare il conflitto e l’esercito russo avanzasse, ad accogliere e a dare asilo ai migranti umanitari che proverrebbero dall’Ucraina», tenendo conto che «si tratterebbe di migliaia di persone e che il tutto comprometterebbe l’economia italiana».

Nel 2015, all’indomani  dei primi conflitti in Ucraina, «l’Italia fu il secondo Paese ad accogliere il maggior numero di migranti e richiedenti asilo ucraini – ricorda l’esperto -. Allora furono 5.455. Oggi c’è da tenere conto che ci sono più di 240mila persone con regolare permesso di soggiorno di origine ucraina che risiedono in Italia. Sono soprattutto donne e a motivo della guerra potrebbero chiedere il ricongiungimento familiare e in tal modo il numero dei profughi aumenterebbe. Torno a chiedere: l’Italia sarebbe pronta?» In conclusione, il monito di Tyhovlis affinché l’Unione europea tutta faccia sentire la sua voce in questa situazione perché «di certo potrebbe influire sul Cremlino e poi sappiamo che, come si dice, quando parla la diplomazia, tacciono le armi».

16 febbraio 2022