Don Nostro vescovo in Calabria, l’ordinazione a San Giovanni

La nomina annunciata il 17 agosto dal vescovo Selvadagi nella parrocchia di San Mattia, guidata dal sacerdote. Sabato 25 settembre la celebrazione in basilica

Si terrà sabato 25 settembre, alle 17, nella basilica di San Giovanni in Laterano, l’ordinazione episcopale di don Attilio Nostro, parroco di San Mattia, nominato dal Papa vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea il 19 agosto scorso. Sette giorni prima dell’ingresso nella diocesi calabrese, previsto sabato 2 ottobre, alla stessa ora, nella cattedrale di Mileto. L’annuncio della nomina è stato dato proprio nella parrocchia di Monte Sacro dal vescovo ausiliare per il settore Ovest, Paolo Selvadagi, davanti ai fedeli riuniti per la Messa appena terminata. «Sono felice di annunciarvi questa notizia – ha detto il presule -: don Attilio  ha passato momenti importanti del suo vissuto pastorale nella diocesi di Roma. Preghiamo per lui perché sia assisto dal Signore e accompagnato dalla Madonna».

Nato a Palmi (Reggio Calabria) il 6 agosto 1966, don Attilio Nostro è stato alunno del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Ha conseguito il Baccalaureato in Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e la licenza in Studi su Matrimonio e Famiglia alla Pontificia Università Lateranense. È stato ordinato sacerdote da san Giovanni Paolo II il 2 maggio 1993 per la diocesi di Roma. È stato vicario parrocchiale a Santa Maria delle Grazie al Trionfale (1993-1995) e vicario parrocchiale a Gesù Divin Lavoratore (1995-2001), poi parroco a San Giuda Taddeo all’Appio Latino (2001-2014), infine parroco a San Mattia nonché insegnante di religione cattolica al liceo scientifico Nomentano.

«Ho due riferimenti in cuore: uno per fedeli laici e uno per sacerdoti», ha affermato il nuovo presule salutando la comunità che ha guidato per quasi sette anni. «Voi laici avete una grande responsabilità, quella di non farci sentire soli, di aiutarci nell’incredibile compito di instaurare il regno di Dio su questa terra. E poi una parola per i sacerdoti: un vescovo si deve sporcare le mani per liberare da tante fogne intasate nel nostro cuore. Ringrazio la parrocchia di San Mattia in particolare, e tutte le parrocchie in cui sono stato parroco e vice parroco: mi avete insegnato ad amare», ha proseguito commosso. «Mi sono sentito padre, fratello, sposo, ed è ciò che voglio portare a questa comunità. Accompagnatemi con le vostre preghiere perché se il Papa mi ha voluto fortemente nella mia terra natìa, se ha scelto un parroco di Roma è un segno di fraternità e di ulteriore comunione. Ho imparato ad amare e desidero farlo ancora di più».

Nel messaggio per la comunità diocesana che è ora chiamato a guidare, il nuovo vescovo ha ricordato le sue origini calabresi. «Sono cosciente che il Signore mi sta innestando nella pianta di un territorio formato da gente laboriosa e dignitosa ma troppo spesso costretta a misurarsi con un tessuto sociale umiliato dalla piaga della disoccupazione che rende ancora più difficile il futuro di tante giovani famiglie costrette al doloroso distacco dell’emigrazione. Questo fu anche il destino della mia famiglia che 36 anni fa condusse i miei passi da Palmi verso la città di Roma».

2 settembre 2021