Don Luigi Rovigatti, il parroco che «aveva anticipato il Concilio»

Il ricordo presentato da Gianni Gennari in una conferenza nella “sua” parrocchia della Natività a via Gallia, dove il sacerdote fu prima viceparroco poi parroco per 19 anni e dove il suo corpo riposa dal 1977

«Era il parroco che aveva anticipato il Concilio, era esperto di liturgia da restaurare e avvicinare alla gente». E, ancora, «essenzialmente pastore, prete, guida di chi lo accostava, pur senza mai impancarsi a maestro, capace di dare consigli preziosi come l’oro con la tranquillità di chi non fa altro che dire cose ovvie». Il giornalista Gianni Gennari ricorda così la figura di don Luigi Rovigatti. Lo ha fatto, ieri sera, 27 febbraio, nella “sua” parrocchia, la Natività a via Gallia, dove Rovigatti fu dapprima viceparroco, nel 1936, quindi parroco, dal 1947 al 1966, e dove il suo corpo riposa, traslato il 13 giugno del 1977.

Nato a Monza il 23 aprile del 1912, a 18 anni entrò al Seminario Romano Maggiore ma dovette poi lasciarlo per motivi di salute, «come Giovanni Battista Montini», annota Gennari. Oltre al servizio pastorale alla Navità, Rovigatti fu in Vicariato durante gli anni difficili della guerra tra il 1938 e il 1947; in quel periodo «era in azione pastorale alla parrocchia di Santa Lucia in Circonvallazione Clodia», dove era parroco all’epoca don Ettore Cunial. Ancora, «don Luigi ebbe un incarico pastorale alla Navicella sul Celio – sottolinea Gennari – e fu assistente degli scout di Roma per i quali scrisse “Il Vangelo del gran Gioco”, e così maestro di vita e di fede per tanti ragazzi».

Nel 1966 Paolo VI lo nominò vescovo, «prima ausiliare di Civitavecchia e Tarquinia – racconta Gennari -, poi ancora ausiliare della diocesi di Porto e Santa Rufina». Quindi, «nel 1973, proprio Paolo VI lo volle riportare a Roma come vicegerente, vincendo forti resistenze interne». Ma lui, prosegue il giornalista, «sarà vicegerente solo per due anni perché il 13 gennaio 1975, a 63 anni, il Signore lo richiama a Sé dopo qualche mese di una malattia senza speranza di guarigione, che lui accettò con la sua leggerezza quasi angelica». Era ricoverato nella clinica di Santo Stefano Rotondo, impegnato «a consolare chi costernato lo andava a visitare», ricorda ancora Gennari, che conobbe personalmente Rovigatti. «Tra questi – precisa – lo stesso Papa, che il 24 novembre 1974 volle recarsi a trovarlo sul suo letto di dolore».

28 febbraio 2018