Don Luigi Di Liegro, «un prete romano, voce del nostro tempo»

A 20 anni dalla morte del fondatore della Caritas diocesana, la Messa presieduta da De Donatis. Il messaggio del Papa: «Il suo esempio susciti una dedizione sempre più piena alla causa degli ultimi»

«Un prete senza etichette». Così monsignor Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, ha ricordato ieri, giovedì 12 ottobre, don Luigi Di Liegro, nell’omelia della celebrazione eucaristica nella basilica dei Santi XII Apostoli, a 20 anni dalla morte del fondatore della Caritas diocesana di Roma. «Eppure, una etichetta a don Luigi possiamo darla noi: era un prete romano», ha detto l’arcivescovo. Infatti, «la sua gioia e convinzione di appartenenza al presbiterio romano era un aspetto importante della sua personalità cristiana e sacerdotale. A vent’anni dalla morte – ha continuato -, non siamo qui per una commemorazione ma percepiamo viva e luminosa la sua vita in questa diocesi in cui ha operato e nella quale la sua esperienza continua a donare appelli d’amore».

Per De Donatis, il 12 ottobre è «una data significativa»: è «il giorno dopo l’11, data in cui, nel 1969, il Concilio Ecumenico Vaticano II si apriva con la “carezza del Papa”, al chiaro di luna. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza», aveva detto Giovanni XXIII. Ecco, don Luigi Di Liegro era «un prete conciliare, accogliente dell’appello ad asciugare ogni lacrima e ad entrare nelle tristezze della vita con la carezza del Padre». Come ha affermato il cardinale Camillo Ruini in occasione del funerale, è stato «un prete povero tra i poveri, ha dato da mangiare a chi aveva fame e da bere a chi aveva sete, ha ospitato chi era forestiero, ha vestito chi era nudo, ha visitato chi era malato o carcerato».

Ancora, «è stato un uomo contemporaneo, voce del nostro tempo, profeta di tanti preti romani che hanno sofferto con i sofferenti», ha continuato monsignor De Donatis. «Ma era anche un uomo antico, saldo nella tradizione caritatevole del cuore della città di Roma. “Non si può amare senza condividere”, diceva agli amici sacerdoti, che spesso sollecitava ed entusiasmava con meditazioni evangeliche che lo appassionavano». E il vicario ha lasciato spazio anche alla sua memoria personale: «Tutte le volte che ho avuto la possibilità di incontrarlo, ho toccato con mano il suo anelito di carità e di missione, con un animo mistico, di appartenenza sentita e cercata alla Chiesa di Roma. Non lasciava nulla di intentato per dare risposta alle richieste di giustizia. Amava ripetere: sono solo un prete, che cerca di seguire l’insegnamento di Gesù, sulla strada degli ultimi».

Anche Papa Francesco ha ricordato don Di Liegro, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin inviato al presidente della Fondazione internazionale a lui dedicata, il gesuita Sandro Barlone, che ne ha dato lettura al termine della celebrazione. L’auspicio del Santo Padre è che «l’esempio di vita del generoso servitore di Cristo e della Chiesa susciti una dedizione sempre più piena alla causa degli ultimi e dei poveri, per essere autentici apostoli della carità, sull’esempio dell’unico Maestro e Buon Samaritano, che è Cristo». Ad ascoltarlo, autorità istituzionali del Campidoglio e della Regione, insieme a tanti cittadini che hanno preso parte alla Messa animata dal Coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina. Le offerte raccolte durante la celebrazione sono state destinate al sostegno delle attività della Fondazione Don Luigi Di Liegro, ente morale riconosciuto dal ministero dell’Interno, a servizio delle persone più fragili ed emarginate nella società, nello spirito e nel carisma del “prete romano” a cui è intitolata. Nella stessa giornata di ieri don Luigi veniva ricordato anche a Gaeta, sua città natale, con una celebrazione a cui ha preso parte anche l’attuale direttore della Caritas diocesana di Roma monsignor Enrico Feroci.

13 ottobre 2017