Don Giussani e il «realismo della fede»

A San Giovanni in Laterano la Messa con De Donatis, nel 17° anniversario della morte e nel centenario della nascita del fondatore di Comunione e liberazione

Il tratto del «realismo della fede» è quello che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha evidenziato maggiormente descrivendo la figura e la spiritualità di don Luigi Giussani nel corso della Messa solenne da lui presieduta nella basilica di San Giovanni in Laterano ieri sera, 20 febbraio, in occasione del 17° anniversario dalla morte del fondatore del movimento di Comunione e liberazione, avvenuta il 22 febbraio del 2005. «Quest’anno questa ricorrenza assume un significato tutto speciale – ha detto il porporato – perché ricorre nel centenario della nascita di don Giussani», occasione propizia affinché «il movimento da lui fondato possa conoscere sempre meglio la sua figura sacerdotale e la sua opera» e per farlo «occorrerà chiedersi che cosa ha lasciato ai suoi figli spirituali e, più in generale, a tutta la Chiesa, per scoprire nuove dimensioni del suo insegnamento».

Riprendendo quindi la Parola del giorno, «piena di luce», De Donatis ha invitato «a giudicare l’altro non per quello che fa ma per quello che in lui ha fatto il Signore», considerando in particolare quanto sostenuto da san Paolo nella prima lettera ai Corinzi ossia che «ogni uomo e ogni donna che riconosce la sua origine nel primo Adamo non può che riconoscere anche la differenza con la rinascita nel secondo Adamo, mediante il soffio dello Spirito Santo», lo stesso effuso per amore sugli apostoli nel cenacolo. Di un tale amore misericordioso siamo chiamati ad essere artefici in quanto figli perché «il figlio non può che essere somigliantissimo al Padre – ha spiegato ancora il cardinale vicario -. Questo ci fa pensare a don Giussani, per il quale la fede e l’essere cristiano non sono un sentimento indistinto né l’adesione ad una dottrina estranea alla vita» bensì, guardando al modello del Figlio, sono strumenti di consapevolezza che è solo «dall’incontro con Cristo che nasce l’esigenza missionaria», a dire che «chi conosce Cristo non lo tiene per sé e non può non guardare agli uomini con compassione vedendoli cercare la felicità senza trovarla».

Infine, De Donatis ha sottolineato che per il sacerdote e teologo di Desio «camminare alla sequela di Cristo» equivale a camminare «nell’obbedienza libera e incondizionata alla Chiesa, che lui ha praticato e vissuto in modo non formale o opportunistico», bensì riconoscendo che «il rapporto con Cristo passa attraverso coloro che hanno il compito di guidare la Chiesa». Continuare la sua opera, allora, significa comprendere che «attraverso don Giussani oggi arriva a ciascuno l’offerta dell’amicizia di Cristo», che, come ricordato dal Vangelo di Luca, «ci invita ad amare non solo coloro che ci amano» perché «in questo caso dovremmo chiederci che cosa ne sia stato del nostro battesimo – sono ancora le parole di De Donatis -. È questo il realismo della fede, che in don Giussani abbiamo toccato con mano».

A confermarlo anche il portavoce del movimento di Cl che a nome del presidente Davide Prosperi ha sottolineato come «la testimonianza di don Giussani non è per noi relegata nel passato ma è affidata a chiunque entri in contatto con la sua persona». Per questo, nel centenario della sua nascita, «che coincide con il 40° anniversario dal riconoscimento del movimento quale associazione laicale di diritto pontificio», non si tratterà di vivere «una mera celebrazione» quanto di «riscoprire il realismo della sua fede e la sua esperienza personale», nella convinzione che «il cristianesimo non è una dottrina ma l’incontro con Cristo, che cambia la vita».

21 febbraio 2022