Don Giuseppe Cinotti, sacerdote «ad gentes»

Il vescovo Gervasi ha ricordato così il vicario cooperatore di San Paolo della Croce, morto il 4 febbraio. Il parroco don Cassano: «Tutti gli volevano bene»

«Una persona buona, mite, sempre pronta a sdrammatizzare qualsiasi situazione e che ha fatto della vicinanza ai malati e ai poveri la sua missione di vita». Con queste parole don Roberto Cassano, parroco di San Paolo della Croce a Corviale, ricorda don Giuseppe Cinotti, storico sacerdote della parrocchia, venuto a mancare lo scorso 4 febbraio all’età di 76 anni. «Negli ultimi anni – ricorda – aveva diminuito le sue attività a causa del male contro cui stava combattendo ma continuava a celebrare la Messa domenicale e ha sempre avuto un rapporto straordinario con tutto il quartiere. Tutti gli abitanti della zona gli volevano bene e avevano stabilito con lui un rapporto molto stretto e intimo».

Don Cinotti era stato vicario cooperatore della parrocchia dal 2003 al 2009 e aveva focalizzato la sua missione sacerdotale anche nel palazzo “Serpentone”, dove da anni risiede una comunità della Fraternità dell’Incarnazione, della quale faceva parte: una realtà nata a Firenze nei primi anni ‘60 e che è poi approdata anche nella Capitale. Una vita, la sua, «a favore dei più bisognosi e in particolare chi viveva condizioni di disagio», sottolinea ancora il parroco, ricordando come di don Cinotti colpivano «la bonarietà, la mitezza, l’umiltà ma anche la gioia con la quale si prendeva cura degli altri».

A presiedere le esequie, nel pomeriggio di sabato 5 nella chiesa parrocchiale, il vescovo del settore Sud Dario Gervasi. «Anche se non lo conoscevo personalmente, devo dire grazie al Signore per il dono di don Giuseppe – le sue parole -: ho ammirato molto, dall’esterno, il suo lavoro, il suo modo di vivere il sacerdozio». Nelle parole del presule, «l’incontro che don Giuseppe ha avuto, nel suo cuore, con Dio l’ha poi traportato nella vita quotidiana, vivendo la sua missione il più possibile in mezzo alla gente, letteralmente “ad gentes”. Mi hanno raccontato la sua semplicità e la disponibilità – ha riferito – e Dio ha utilizzato queste sue doti per portare conforto e aiuto ai più deboli». Anche don Gabriele Petreni, superiore dei Fratelli dell’Incarnazione, ha evidenziato al termine della celebrazione che «la vita di un sacerdote appartiene al suo popolo e questo vale come mai prima d’ora per don Giuseppe, che con la sua bontà ha conquistato il cuore della sua gente. Giuseppe – ha aggiunto – viveva questa benevolenza nei suoi confronti come un onore e credeva che chi davvero è meritevole di ringraziamento e stima sono i fedeli, che si prendono cura di noi sacerdoti». Dal 2018 don Cinotti aveva iniziato ad affrontare la sua malattia, ma, ha raccontato don Petreni,«lo ha sempre fatto con dignità, una forte spiritualità interiore e con un sorprendente  senso dell’umorismo. Tutto ciò gli arrivava dalla sua fede, che è stata non solo di conforto a lui ma di insegnamento a tutti noi».

7 febbraio 2022