Don Gioacchino Rey: la carità e il coraggio

A 75 anni dalla morte, Pierluigi Amen rievoca la figura del parroco del Quadraro, medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto ai deportati nell’occupazione nazista

In occasione del 75° anniversario della morte di don Gioacchino Rey – il 13 dicembre – è doveroso delineare la figura e le opere del nobile sacerdote che ha ricevuto il 12 ottobre 2017 gli onori e il riconoscimento della Repubblica, grazie al conferimento della medaglia d’oro al merito civile alla memoria, al Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato. La figura e le gesta del parroco sono da poco riemerse dall’oblio e dalle confuse notizie che lo riguardavano, solo a seguito della ricerca storica sul rastrellamento del Quadraro che l’Associazione nazionale reduci dalla prigionia (Anrp) mi ha affidato ormai più di cinque anni fa, avviandola in occasione del 70° anniversario della liberazione di Roma.

Don Gioacchino, graziosamente nominato da Pio XII «il parroco delle trincee» in memoria dei suoi trascorsi come cappellano militare, nacque a Lenola, in provincia di Latina (allora Caserta) il 26 luglio 1888, quarto di sei fratelli, nell’arcidiocesi di Gaeta, dove venne ordinato sacerdote il 19 luglio 1914. Durante la prima guerra mondiale svolse in modo encomiabile il suo ministero confortatore, aggregato ai servizi sanitari, venendo anche insignito di una medaglia di bronzo al valore militare conferita per l’aiuto ai feriti sotto i bombardamenti nemici e di una croce di guerra al merito. Dopo aver servito in diocesi come vice parroco, prese possesso della parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro il 13 gennaio 1929. Morì improvvisamente a Roma il 13 dicembre 1944 all’ospedale Umberto I dove era stato trasportato a seguito dell’investimento di un automezzo che lo aveva colpito salendo su un marciapiede.

Don Gioacchino si è battuto sia durante il rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944, posto in essere dalle truppe tedesche di occupazione di Roma comandate dal tenente colonnello SS Herbert Kappler, che nel successivo conforto e aiuto materiale verso tutte le famiglie dei deportati al lavoro coatto, rimaste senza il sostegno economico derivante dal lavoro maschile, indipendentemente dal fatto che fossero suoi parrocchiani, cattolici o osservanti altre fedi, politiche o religiose. All’atto dell’occupazione tedesca di Roma, Rey intrecciò rapporti con tutte le organizzazioni resistenziali che gravitavano nella zona, alle quali fornì aiuti logistici, dando anche aiuto a persone ricercate dal regime quali soldati renitenti alla leva, alleati in fuga ed ebrei, al pari di altri sacerdoti romani come don Pietro Pappagallo (medaglia d’oro al merito civile) o come don Giuseppe Morosini (medaglia d’oro al valore militare, che fu anch’egli cappellano militare).

Questo impegno era dovuto al carattere coraggioso e deciso di don Gioacchino, che nel momento del pericolo si spendeva senza riserve pur restando fedele alla propria ordinazione sacerdotale, come rammentato da Adriano Ossicini, che ebbe a conoscerlo e che si salvò dal rastrellamento proprio per l’avvertimento inviatogli da don Rey. Dal racconto dei testimoni del rastrellamento e delle due convulse giornate successive, emerge una figura di grande spessore morale e volontà indomabile che, dopo essersi offerto ai tedeschi come ostaggio al posto dei suoi parrocchiani, fece la spola fra Cinecittà e le famiglie del Quadraro, favorendo dei contatti tramite la sua persona nel far giungere ai parenti informazioni e messaggi dei rastrellati, e per questo motivo venne più volte picchiato dai tedeschi. Nelle traversie, tramite la propria intercessione riuscì a far rilasciare il medico condotto e il farmacista, in quanto elementi indispensabili alla cura della salute degli abitanti della zona.

Le spoglie mortali di don Rey, da me ritrovate nel cimitero romano del Verano, grazie all’aiuto di un suo parrocchiano ora novantenne, riposano ora nella sua parrocchia battesimale di Santa Maria Maggiore, tumulate a cura dell’arcidiocesi di Gaeta e di don Adriano di Gesù, parroco di Lenola. (Pierluigi Amen, coordinatore ricerca storica Anrp sul rastrellamento del Quadraro)

17 dicembre 2019