Don Ernest Simoni, 28 anni di carcere nella fedeltà a Cristo

La storia dell’ultimo sacerdote albanese vittima della persecuzione del regime ancora vivente, raccontata nel libro del vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo

La storia dell’ultimo sacerdote albanese vittima della persecuzione durante la dittatura ancora vivente, raccontata nel libro del vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo

«Per Cristo sono indegno, sono pronto a morire». Ha risposto così il sacerdote albanese don Ernest Simoni agli uomini che lo hanno tenuto in carcere per 28 anni, e lo ha ripetuto ieri, mercoledì 20 aprile, alla platea della Librearia Paoline International per la presentazione del libro sulla sua storia: “Don Ernest Simoni. Dai lavori forzati all’incontro con Francesco”, scritto dal vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo. La persecuzione di Simoni inizia nella notte di Natale del 1963, quando, per il semplice fatto di essere prete, viene arrestato e condannato a morte. Secondo il regime era un oppositore del dittatore Enver Hoxha: «Mi avevano messo delle microspie addosso, pensavano che fossi una spia dell’ex Jugoslavia. Con l’inganno provarono a farmi parlare male del regime ma io ho detto: “Gesù mi ha insegnato ad amare i nemici e pregare più per i nemici che per gli amici, che Dio lo benedica, che lavori per la salvezza del popolo” e hanno commutato la sentenza». Comincia così a scontare la pena di 25 anni di lavori forzati, poi ridotti a 18, di cui 12 trascorsi in miniera. Durante il periodo della prigionia, don Ernest continua a celebrare la Messa di nascosto. Uscito dal campo di lavoro, viene nuovamente condannato: questa volta è assegnato alla manutenzione delle fogne della città di Scutari.

francesco_simoniIl Papa, rivedendolo ieri, mercoledì 20 aprile, ha voluto baciargli le mani. Don Ernest è l’ultimo sacerdote albanese ad aver subito le persecuzioni ancora vivente. Ieri, giunto in Italia per la presentazione del libro di Muolo, ha donato l’opera a Papa Francesco durante l’udienza. Vania De Luca, vaticanista di Rainews24, nella veste di moderatrice ha ricordato il loro primo incontro: «Noi abbiamo conosciuto padre Simoni quando il 21 settembre del 2014 il Papa lo ha incontrato a Tirana». Durante quel viaggio le strade della Capitale albanese erano state riempite delle foto dei martiri del regime comunista. Dopo la Messa nella piazza durante l’incontro con i religiosi, Francesco volle abbracciarlo: «Ne fummo tutti molto colpiti» ha raccontato la vaticanista. Da lì l’idea del libro: «In effetti l’idea non è mia – ha ammesso Muolo -, mi è stata proposta dalle Paoline. Ci ho messo un mese ad accettare e quell’attesa è stata un peccato».

Il libro di Muolo contestualizza la storia di Simoni offrendo anche un breve resoconto storico. Insieme a Simoni, dall’inizio della dittatura nel 1946 fino al suo declino negli anni ’90, molti altri cattolici sono stati vittime di carcere e torture, decine gli uccisi solo per aver professato la propria fede. La Chiesa ha avviato la procedura di canonizzazione di alcune vittime, come hanno ricordato monsignor Marco Gnavi, incaricato dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo itnerreligioso, e il vescovo di Albano Marcello Semeraro, che hanno partecipato alla valutazione dei documenti e sono intervenuti alla presentazione. «Sono documenti che lasciano senza fiato – ha commentato Semeraro -. La persecuzione che è stata vissuta è una delle peggiori del Secolo Breve». Gnavi, che è andato spesso in Albania anche prima della fine del regime e che ha conosciuto il nipote di Simoni, Antonio, ha parlato delle sofferenze di don Ernest, riferendo i suoi racconti: «Mi ha colpito il racconto della madre del sacerdote, a cui arrivavano i vestiti del figlio. Lui non raccontava nulla, ma quando lei vedeva che erano sporchi di sangue capiva che era stato battuto». Secondo De Luca il libro nonostante la durezza può essere letto anche dai ragazzi. Il presidente del Pontificio Consiglio per il laici Stanislaw Rylko ha mostrato il suo apprezzamento e ieri era ad ascoltare in prima fila.

21 aprile 2016