Don Carmelo: «La processione a Ostia? È Gesù tra la gente ferita»

Il parroco di Regina Pacis, 40 anni tra i carcerati a Londra. «Il Papa viene per dirci Talita kum, alzati e cammina. Lo dice a tutti non solo a Nuova Ostia»

Non un evento folkloristico ma «il passaggio di Cristo tra le povertà e la miseria perché ciascuno risorga». Questo il senso della celebrazione del 3 giugno che vedrà ad Ostia Papa Francesco. A spiegarlo è don Carmelo Di Giovanni, pallottino, parroco da un anno a Santa Maria Regina Pacis. L’idea condivisa il Giovedì Santo, a pranzo con il Santo Padre: «Era opportuno che l’itinerario della processione fosse questo per restituire speranza. Ma il Papa non viene per condannare», precisa. «La situazione che si è creata è frutto di una storia voluta. È tempo di svegliare la popolazione abbandonata. È Gesù che viene per camminare accanto a gente ferita nell’anima, nel corpo, piena di rancore ma pronta a redimersi. È la luce, Cristo che entra a Gerusalemme». Ne sa qualcosa don Carmelo, per 40 anni accanto ai carcerati.

«Ho visto che l’uomo può redimersi.
Francesco viene a dirci Talita kum, alzati e cammina, e a dirlo a tutti non solo a Nuova Ostia, a partire dalle nostre parrocchie, a noi preti rinnovando l’invito a volerci più bene, alzare lo sguardo e vivere questa vita con autentico spirito di servizio. Dobbiamo uscire – ammonisce il sacerdote – dal puzzo d’incenso delle nostre sacrestie, andare a cercare le 99 pecorelle perse, rischiando in prima persona. Per questo mi sono fatto prete!».

Mandato in collegio da giovane «perché troppo cattivo», don Carmelo testimonia: «Il Signore fa meraviglie. Ero un comunista sfegatato. Credevo fosse la nostra forza». Era il ‘68. «A 25 anni sono diventato sacerdote, mandato proprio per 8 mesi, nel 1971, ad Ostia». Era a piazza Gasparri «ma in modo sbagliato», confessa. «Sono stato 45 anni fuori per tornare ad Ostia, tutto diverso». A Londra dal 1971 al 2014 è accanto ai carcerati come cappellano. Ne ha visitate 85 di prigioni in tutta l’Inghilterra, e poi altrettante nel mondo: dalla Cina alla Corea, dal Sud America alla Thailandia, in Cambogia, in Nepal. La rabbia di fronte all’abbandono, ma anche la luce: «Ho visto l’uomo e la donna risorgere dalle tombe».

Tanti i giovani italiani, in cerca di fortuna, accolti negli anni ‘80 nella parrocchia londinese: «Ho visto ragazzi santi riconciliarsi con la Chiesa e la famiglia a seguito di malattie o dopo essersi rovinati con furti e traffici illeciti». Per gli ultimi attiva nella comunità diversi servizi: dalla mensa alla foresteria, al centro d’ascolto, tra le critiche di molti parrocchiani. «Tante volte ho messo in discussione la mia vocazione. Il Signore mi ha dato la forza insieme a Madre Teresa.

Prima mi comportavo come un assistente sociale. Pensavo che la gente non volesse saperne del Vangelo. Poi ho capito: era la Parola che volevano per guarire. Ho dato più Bibbie in carcere che in parrocchia e lì in prigione ho ascoltato le più belle confessioni». Un’occasione, la presenza del Papa a Ostia per il Corpus Domini, «per eliminare dal proprio intimo illeciti e cospirazioni, come hanno fatto tanti uomini con Giovanni Paolo II, per una riconciliazione, una resa che è poi segno della vera forza, quella di chi si arrende a Dio nel cuore. Dobbiamo rinnovare a tutti la domanda: perché sprechi la tua vita? Perché stai ammassando ricchezze? Perché perdi la tua esistenza vivendo in solitudine e povertà interiore? Sono certo che se pregheremo – conclude don Carmelo – il Signore ci concederà questa grazia».

 

 

28 maggio 2018