Don Bernardi, la vocazione all’accoglienza
L’esperienza del parroco di San Giovanni XXIII, a Mezzocammino. «Pochi spazi ma operosa presenza nel quartiere». Comunità virtuosa per il sostegno ai sacerdoti
Spot in tv e sul web, video e articoli nella campagna di comunicazione 8xmille della Cei: protagonisti anche i periodici diocesani come Romasette.it iscritti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici). In questo ambito raccontiamo anche l’impegno di sacerdoti diocesani, spesso i primi motori di opere di carità, ricordando che il sostentamento dei sacerdoti è una delle tre aree di destinazione dei fondi 8xmille. Romasette.it propone oggi l’esperienza di don Vittorio Bernardi, parroco di San Giovanni XXIII, a Mezzocammino
Don Vittorio Bernardi, per chi lo conosce bene, è un sacerdote dal carattere «determinato», «che non prevede mezze misure», capace di «individuare e perseguire obiettivi importanti, costruendo i risultati insieme». Così dicono di lui e del suo lavoro nella parrocchia San Giovanni XXIII, a Mezzocammino, Mariangela e Luca, una coppia che ha scelto di «investire nella parrocchia affinché diventasse un punto di riferimento per noi e per la nostra famiglia». Sposati da 12 anni, hanno due figli e «proprio grazie al cammino per la preparazione alla Prima Comunione del più grande ci siamo avvicinati alle attività parrocchiali» e oggi «ci stiamo attivando per la rinascita dell’oratorio, che ha subito una battuta d’arresto a causa del lockdown».
Sono inoltre volontari del «punto di ristoro aperto in parrocchia in occasione delle partite dei bambini», nel contesto delle attività sportive proposte dall’associazione calcistica Asd Eur team, «che don Vittorio ha scelto con cura perché offre un approccio al gioco del calcio senza spirito di competitività ma con la gioia di stare insieme». Sempre coinvolti dal parroco, Mariangela e Luca hanno accompagnato lo scorso anno «le coppie di fidanzati che si preparavano al matrimonio, con 8 incontri a cadenza settimanale – spiegano -, a partire da spunti biblici e dalle encicliche del Papa».
Rivolto sia ai fidanzati che agli sposi anche il “Laboratorio Nazareth”, seguito dal parroco mensilmente, con incontri organizzati il sabato pomeriggio «per un momento di confronto delle coppie, che hanno modo di fermarsi insieme», spiegano Luca e Mariangela. L’attenzione alle giovani coppie è un punto fermo. «La parrocchia, fondata nel 2006, è la più giovane di Roma – sottolinea don Bernardi che la guida dall’inizio – ed è inserita in un contesto edilizio nuovo, che accoglie numerose famiglie giovani. Sia la chiesa che le strutture attigue sono ancora un prefabbricato e gli spazi a disposizione sono sempre troppo pochi, ma la comunità parrocchiale cerca di compensare questa carenza con una operosa vivacità e presenza nel quartiere».
Un tratto distintivo è l’intitolazione della piazza principale e delle strade ai fumettisti italiani, così come ai fumetti sono dedicate le scuole; in linea con questa particolarità «in una stanza della parrocchia abbiamo adibito una speciale biblioteca del fumetto – fa sapere don Vittorio – di cui fruiscono sia i più giovani che i più anziani, tutti puntuali nella restituzione». Anche questo vuole essere il segno di «un legame con il territorio che ho cercato fin da subito, prima con il consorzio e i costruttori, poi con i negozianti e anche con le scuole».
Attenta alle esigenze delle persone la Caritas parrocchiale, che provvede alla distribuzione di pacchi viveri e vestiario due volte alla settimana. Lo scorso anno, poi, la parrocchia si è distinta per avere raccolto «la cifra più elevata nella diocesi» partecipando alla campagna del Sovvenire per «il sostentamento di un sacerdote anziano – riferisce don Bernardi -. C’era una evidente sensibilità nei parrocchiani avendo noi avuto la presenza di monsignor Armando Nardini, dal 2007 e finché, più che novantenne, è stato in grado di celebrare l’Eucarestia». Una sensibilità il cui imprinting sembra essere stato dato dallo stesso parroco, che «ha fatto dell’accoglienza e della generosità il tratto distintivo del suo operato», dice Antonella Vita, vicepresidente di Casa Sant’Anna, la onlus costituita nel 2002 per volontà di don Bernardi a cui fanno capo 6 case rifugio per mamme con bambini e per uomini. «Conosco don Vittorio da quando divenne parroco nella mia parrocchia Santi Giuda e Taddeo di Torre Angela – racconta la referente delle attività di solidarietà – e oggi collaboro con lui nell’accoglienza di chi vive situazioni di disagio sociale».
Le sei strutture sono dislocate nel VI Municipio, tra Colle Prenestino e Torrenova, e «pur essendo totalmente autofinanziate lavorano in rete con le realtà e le istituzioni del territorio, accompagnando circa una quarantina di persone, sia italiane che straniere», illustra ancora Vita. «Non è solo accogliere – dice don Bernardi – ma prendersi cura di un percorso verso l’autonomia». Uno degli ultimi progetti, avviato a gennaio con il contributo della Regione Lazio in via Casilina, all’interno del Castello di Torrenova, è “La casa del pane”, dove grazie ad un maestro pasticciere e un panettiere, che offrono pro-bono la propria competenza, avviene «l’erogazione di corsi per imparare l’arte della panificazione, della pizza e della pastificazione rivolti a persone in cerca di occupazione, la maggior parte italiane – spiega il sacerdote –, ma anche corsi di gourmet. Due dei 25 partecipanti hanno già trovato lavoro». In atto anche il progetto di «accoglienza in una delle nostre case di una famiglia senegalese con tre figli, che ha ricevuto uno sfratto esecutivo».
20 luglio 2023