Don Arabia, testimone della bellezza del Figlio di Dio

Maestro dell’arte del mosaico, il sacerdote è morto improvvisamente a Roma il 23 agosto. Il vescovo Palmieri: «Nelle sue opere, il Cristo vivo»

Il desiderio di cogliere nella via dell’arte e della bellezza uno spazio di evangelizzazione feconda. È quanto ha animato da sempre il ministero di don Giampiero Arabia, morto improvvisamente a Roma lo scorso 23 agosto all’età di 54 anni a seguito di un malore. Il 27 agosto nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Trionfale si sono tenuti i funerali, presieduti dal vescovo Gianpiero Palmieri, ausiliare per il settore Est. «Per don Giampiero quello con il Signore è stato un incontro costante, una frequentazione continua, un amore che cresce sempre di più – ha detto Palmieri durante l’omelia -. Attraverso gli studi e l’arte ha contemplato la bellezza del Figlio di Dio che l’avevo folgorato e per lui ha lasciato realmente tutto, anche il suo lavoro».

Originario di Rogliano, in provincia di Cosenza, don Giampiero avrebbe festeggiato venti anni di sacerdozio il prossimo 9 settembre. Incardinato nella diocesi di Roma nel 2006, ha guidato la parrocchia Nostra Signora del Suffragio e Sant’Agostino di Canterbury dal 2009 al 2018 ed è stato membro della Commissione diocesana per l’Arte sacra e i Beni culturali dal 2011 al 2018. Architetto, insegnante e teologo, si era formato nel liceo artistico di Cosenza e nel seminario San Pio X di Catanzaro. Un intenso lavoro di ricerca, il suo, che lo avrebbe portato da lì a pochi anni a essere conosciuto in Italia e all’estero come uno dei più raffinati maestri dell’arte del mosaico.

altare e mosaici parrocchia suffragio, sant'agostino«Don Giampiero lavorava la pietra, materia morta – ha proseguito il vescovo -, la scolpiva con pazienza e la trasformava in capolavori oggi disseminati in diversi luoghi». Tra le opere degne di nota ci sono i mosaici monumentali realizzati nel presbiterio della cattedrale dell’Avana a Cuba e di alcune chiese parrocchiali romane, come quella di Santa Maria delle Grazie al Trionfale e di San Luca Evangelista al Prenestino. Diversi anche i lavori musivi che sono stati commissionati dal Vaticano e dal Vicariato – nella Cappella dei vescovi del Palazzo lateranense c’è una sua opera eseguita nel 2013 -, da enti pubblici di rilevanza internazionale e anche da istituzioni museali, come il Museo del Presente di Rende a Cosenza. Una delle sue ultime opere è stata inaugurata nel 2017 nella parrocchia Santa Maria del Soccorso di Reggio Calabria. «Attraverso le sue opere don Giampiero ha cercato di presentare agli altri il Cristo vivo perché potesse ancora oggi afferrarci e trasfigurarci in lui, nella sua bellezza – ha aggiunto ancora il vescovo -. Per realizzare mosaici così pieni di fede bisogna credere davvero nella potenza della risurrezione».

Una grande passione per l’attività evangelizzatrice, la sua, che si rinnovò con gli anni e che si concretizzò nell’esperienza di fidei donum in Germania, nella diocesi di Aachen, dove attualmente prestava servizio pastorale. Nel corso dell’omelia il vescovo Palmieri ha inoltre ricordato ai tanti fedeli presenti l’impegno di don Giampiero a favore delle famiglie e dei più giovani. Per il sacerdote scomparso, infatti, primari erano anche la cura delle relazioni e l’ascolto: «Tante le persone e, in modo particolare, i ragazzi che si sono sentiti amati dal Signore attraverso la vicinanza e la tenerezza di don Giampiero; lo testimoniano anche le vocazioni che sono nate nelle comunità da lui servite – ha concluso il presule -. Don Giampiero accompagnava tutti e non si fermava finché non aveva testimoniato il Vangelo con radicalità, profondità e con tutto quello che il Signore gli aveva messo nel cuore».

1° settembre 2020