Don Arabia, sacerdote che «celebrava la vita»

A San Luca Evangelista la Messa per il trigesimo con il cardinale Angelo De Donatis, nell'aula liturgica da lui decorata con 300 metri quadri di mosaici. Il parroco don Romano De Angelis: «Tutto in questa chiesa parla di lui»

Don Giampiero Arabia era un sacerdote che «celebrava la vita, come testimoniano le opere da lui realizzate in tante chiese. Sobrio nella sua vita sacerdotale, ha vissuto il suo ministero con generosità. L’auspicio è che il dono della sua esistenza  possa suscitare il dono di altre vocazioni». Così il cardinale vicario Angelo De Donatis ha ricordato ieri sera, 23 settembre, don Giampiero Maria Arabia, missionario fidei donum nella diocesi di Aquisgrana (Germania) morto improvvisamente il 23 agosto a 54 anni al policlinico Umberto I, dove era stato ricoverato per un malore. La Messa per il trigesimo è stata celebrata nella parrocchia San Luca Evangelista al Prenestino, nella quale il sacerdote, laureato in architettura e maestro mosaicista, tra il 1996 e il 1999 decorò il presbiterio con 300 metri quadrati di mosaici. «Ha immaginato quest’aula liturgica come la Gerusalemme celeste. Tutto in questa chiesa parla di lui», ha osservato il parroco don Romano De Angelis.

Durante la celebrazione, alla quale hanno partecipato la sorella e il cognato di don Giampiero, Aida e Giorgio, il cardinale vicario ha espresso gratitudine al Signore «per il dono e per la testimonianza del sacerdote». Quando don Arabia è morto, De Donatis era in partenza per Lourdes dove ha guidato il pellegrinaggio diocesano conclusosi il 27 agosto. «Ho celebrato per lui nella grotta di Massabielle», ha detto, spiegando che ci teneva a presiedere una liturgia anche nella diocesi di Roma dove don Gianpiero era stato incardinato nel 2006.

Il Vangelo proponeva l’invio ai dodici ad annunciare il Regno di Dio. Senza dare loro inutili fardelli, Gesù spiega che l’unica ricchezza è la sua Parola. In questo passo di Luca, il cardinale vicario ha affermato di aver ritrovato la vita di don Giampiero. Chi accoglie la chiamata e si mette alla sequela di Gesù «deve essere istruito sullo stile con cui deve vivere il proprio impegno, il proprio servizio, il proprio ministero, perché quello stile non contraddica ma renda presente il volto del Signore – ha detto il porporato -. Don Giampiero questo lo sapeva molto bene. Ne avevamo parlato anche mentre era in Germania, impegnato in una direzione ecclesiale particolare». Al discepolo non servono mezzi, strumenti, denaro per esercitare la sua missione. «Per un pastore la ricchezza deve essere costituita dallo stile con cui annuncia – ha proseguito il vicario -, dai gesti di compassione e dalla tenerezza con cui ci si prende cura dei fratelli. Con questa generosità don Giampiero ha vissuto la sua vita sacerdotale».

De Donatis ha quindi ricordato la particolare attenzione che il sacerdote aveva per i giovani e per le vocazioni. Ai ragazzi che seguiva ha sempre cercato di trasmettere la ricchezza della Parola di Dio. «Ognuno di noi ha nel cuore qualcosa che ci ha lasciato in eredità, una parola, un gesto, una telefonata», ha aggiunto De Donatis prima di leggere uno stralcio della lettera inviatagli dal vescovo di Aquisgrana, Helmut Karl Dieser. Nello scritto viene messo in evidenza «l’entusiasmo» con il quale don Arabia si era immerso nel suo incarico pastorale in Germania, dove era arrivato nel 2018. I fedeli della diocesi tedesca lo ricorderanno «per la sua testimonianza credibile, per il suo agire sacerdotale e per il bene fatto alla sequela di Gesù».

24 settembre 2020