Don Andrea Santoro, un “ponte” tra le religioni

A 10 anni dalla morte del parroco romano ucciso in Turchia nel 2006, incontro con il cardinale Stella: «Autentico pastore sulle orme di Cristo»

A 10 anni dalla morte del parroco romano “fidei donum” in Turchia, ucciso a Trabzon nel 2006, incontro con il cardinale Stella: «Un autentico pastore sulle orme di Cristo»

«Un missionario, un pastore e un martire». Sono queste le parole usate dal cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, per descrivere, in sintesi, la personalità e il senso del sacrificio di don Andrea Santoro, parroco romano “fidei donum”, ucciso in Turchia nel febbraio del 2006. La diocesi di Roma ha voluto ricordarlo ieri, domenica 29 novembre, con un incontro di riflessione seguito da una celebrazione eucaristica, mentre il prossimo 5 febbraio, quando saranno proprio dieci gli anni trascorsi dalla sua morte, il cardinale Vallini presiederà una Messa nella basilica di San Giovanni in Laterano.

«Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice». Con queste parole, tratte dall’Enciclica Evangelii Guaudium di Papa Francesco, il cardinale Stella ha introdotto la sua omelia per tracciare un profilo di don Santoro. «La testimonianza più bella che don Andrea lascia a tutti noi – ha aggiunto il cardinale – è il legame con il Signore vissuto nella preghiera come un ritmo musicale che ha scandito le tappe del suo ministero sacerdotale, e proprio la preghiera lo ha reso un autentico pastore sulle orme di Cristo, un testimone del Vangelo dal cuore innamorato di Dio». E come un pastore lo ha ricordato anche la sorella, Maddalena Santoro: «Era un sacerdote fino al midollo delle ossa, si sentiva pastore e quindi desiderava essere sempre vicino al suo gregge e diceva sempre: “Il gregge non si abbandona mai affinché faccia un cammino per crescere nella fede”».

Un uomo, dunque, che ha speso la sua vita per il Vangelo prima nelle parrocchie a lui affidate a Roma, poi a Trabzon nella chiesa di Santa Maria, dove fu ucciso con un proiettile che perforò anche la Bibbia con la quale stava pregando. Don Andrea era fortemente convinto che in quelle zone potessero ancora esserci segni visibili della presenza cristiana: «Missione è esilio, missione è lasciare Gerusalemme per ritornarvi alla fine, missione è portare altrove la gloria di Dio. Missione è trapassare per un ritorno finale». Così scriveva il sacerdote romano nel diario dove raccolse impressioni e riflessioni del viaggio in Medio Oriente del 1980 cui sempre faceva riferimento quando gli veniva chiesto perché avesse scelto, nel 2000, di partire per la Turchia.

A trovarlo a Trabzon andò più volte anche monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana, intervenuto ieri all’incontro. « Una volta ricordo che mi raccontò quando era andato a visitare una famiglia musulmana e mi disse: “Che bello sono andato lì ed è Gesù che è entrato per la prima volta in quella casa”. Certo – ha ricordato Feroci – lui con sé non portava l’Eucaristia, ma visitando quella famiglia lui sentiva la presenza del Signore. Quindi, don Andrea visse incarnando davvero le parole di San Paolo, ovvero “Non sono io che vivo ma è Cristo che vive in me”».

A Trabzon, don Santoro si occupò molto degli ultimi adoperandosi soprattutto nel promuovere il dialogo tra le religioni. «Io credo – ha aggiunto monsignor Feroci – che iniziare questo nuovo anno pastorale e anche il Giubileo della Misericordia con l’attenzione a don Andrea come punto di incontro tra le varie fedi, soprattutto oggi dove si dice che ci sia uno scontro tra religioni, sia importante, perché lui è stato anello di congiunzione tra Dio e l’uomo ma anche tra gli uomini ovvero cristiani, ebrei e musulmani».

A mantenere vivo il ricordo del sacerdote romano c’è anche l’associazione “Don Andrea Santoro”, nata in sintonia con la diocesi di Roma e il vicariato Apostolico dell’Anatolia. Molte le finalità che si propone, tra cui raccogliere e curare i suoi scritti e approfondire la sua spiritualità e i suoi pensieri, realizzando progetti per favorire lo sviluppo del dialogo interreligioso e interculturale sia in Italia che in Turchia.

30 novembre 2015