Don Andrea Santoro torna a “casa”
Nel XV anniversario della sua uccisione, la veglia a Santi Fabiano e Venanzio, dove il corpo del fidei donum assassinato a Trabzon, in Turchia, potrà essere traslato probabilmente entro Pasqua
Don Andrea Santoro torna a “casa”. Il corpo del sacerdote romano fidei donum ucciso a Trabzon, in Turchia, il 5 febbraio 2006, presto sarà traslato nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, vicino a San Giovanni in Laterano, che guidò dal 1994 all’11 settembre del 2000, quando da qui partì con il desiderio di ricucire i rapporti tra la Chiesa di Roma e quella del Medio Oriente. Il sarcofago è pronto, ora sono da espletare le ultime pratiche burocratiche e la speranza della comunità è quella di poter “riabbracciare” don Andrea per Pasqua.
Durante una veglia di preghiera svoltasi ieri sera, 4 febbraio, nel XV anniversario dell’omicidio di don Santoro, il parroco Fabio Fasciani ha spiegato che la traslazione è importante perché «il sangue dei martiri fa fiorire la fede ed è un tesoro prezioso per la Chiesa. Fare memoria è fondamentale e quella di don Andrea è stata una testimonianza che non può essere dimenticata. Esattamente come Cristo, ha amato la Chiesa, sua sposa, fino alla fine». Per la comunità custodire la salma dell’ex parroco «sarà un monito affinché ricordi che la Chiesa ha bisogno di memoriali». E se a distanza di 21 anni da quando don Andrea lasciò la parrocchia i suoi figli spirituali mantengono vivo il suo ricordo e portano avanti i suoi insegnamenti, per don Fabio ospitare il corpo dell’ex parroco «è rilevante anche per le future generazioni, perché nei prossimi decenni si possa parlare di un prete romano testimone di un amore senza confini, che ha trasmesso la gioia di non mantenere nulla per sé, donandosi tutto al prossimo».
La tomba è stata progettata dall’architetto Patrizia Ruggiero, che alla fine degli anni ’90 faceva parte del gruppo giovani fondato da don Santoro a Santi Fabiano e Venanzio. Con lui è cresciuta «professionalmente ma anche come donna e come cristiana. Costruirgli la “casa” è stato un dono». La tomba è stata posizionata ai piedi di un grande Crocifisso davanti al quale il sacerdote fidei donum era solito inginocchiarsi a pregare. È rivestita in travertino bianco, come il rivestimento della chiesa, e rosso per indicare il martirio, sul quale sarà applicato un bassorilievo in bronzo del Buon Pastore. La scelta del materiale non è stata casuale: Ruggiero ha voluto utilizzare «la pietra più semplice e in un certo senso più povera per mettere in risalto la semplicità di don Andrea». Nel progetto iniziale l’architetto aveva pensato di dare al sarcofago una forma concava per esprimere l’abbraccio alla comunità. Andando avanti con il lavoro, «l’abbraccio è diventato un percorso che dall’esterno converge al centro» ha spiegato Ruggiero. Una linea incisa nel marmo unisce le lastre con temi che hanno fatto da sfondo a tutto il ministero di don Andrea, vale a dire la preghiera e lo studio della Parola di Dio, che esercitate insieme portano alla carità attraverso l’unità. La fusione di questi elementi forma una comunità capace di accogliere tutti.
E la necessità di essere uniti e di lavorare al dialogo interreligioso rappresenta il testamento spirituale di don Andrea, determinato testimone dell’evangelizzazione, che «non ha amato solo a parole», ha detto don Fasciani. Follemente innamorato di Dio, «non ha voluto che andasse perduto quel chicco seminato in Turchia centinaia di anni prima dall’apostolo Paolo. Il seme della carità di Cristo di cui ogni uomo ha bisogno e che va protetto», anche con la propria vita.
La veglia è stata organizzata dall’associazione “Finestra per il Medioriente”, fondata nel 2003 da don Andrea Santoro per «uno scambio di doni tra le Chiese cristiane, un flusso di linfa tra la radice ebraica e il tronco cristiano, un dialogo sincero e rispettoso tra il patrimonio cristiano e il patrimonio musulmano, una testimonianza del proprio vivere e sentire». Attualmente l’associazione è presieduta da Giulia Pezone, la quale ha sottolineato come a Trabzon «oggi c’è una comunità viva che ha inviato donazioni per realizzare la tomba di don Andrea. Le “finestre” in Turchia si sono moltiplicate, i legami tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente sono sempre più forti».
5 febbraio 2021