Don Andrea Santoro: «La Parola vissuta fino al martirio»

Presieduta dal cardinale Feroci la Messa nel 16° anniversario dell’omicidio del parroco romano fidei donum in Turchia, assassinato il 5 febbraio del 2006

«Oggi più che in altri tempi abbiamo bisogno di persone coerenti, vere, autentiche, che sappiano mettere la propria vita a disposizione del Signore e don Andrea è stato un uomo totalmente dedicato a Cristo per annunciare la Sua Parola. Ha tradotto l’atteggiamento di Gesù nelle parrocchie romane dove ha svolto il suo ministero sacerdotale e in Oriente, nella Chiesa Madre che amava tanto». Così il cardinale Enrico Feroci ha ricordato il confratello e amico don Andrea Santoro a 16 anni dal suo omicidio, avvenuto a Trabzon, in Turchia, dove aveva scelto di esercitare il suo ministero come fidei donum. Era il 5 febbraio 2006 e il sacerdote romano fu ucciso mentre pregava in ginocchio all’ultimo banco, nella chiesa di Santa Maria.

Il porporato, che sabato sera, 5 febbraio, ha presieduto la Messa nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, conosceva bene don Santoro. Un’amicizia nata nelle aule del Seminario minore e che li ha fatti incontrare per l’ultima volta il 31 gennaio 2006, solo 5 giorni prima dell’omicidio di don Andrea, quando il cardinale Feroci accompagnò l’amico a Fiumicino in partenza per la Turchia dopo un breve soggiorno a Roma. Parlando dello stupore di Isaia che vede Dio, di Paolo che incontra il Risorto e di Pietro per la pesca miracolosa, il cardinale ha osservato che «probabilmente lo stesso stupore lo ha provato don Andrea quando ha percepito in maniera chiara che lo Spirito Santo gli chiedeva di lasciare Roma e le comunità che tanto amava per andare in Medio Oriente». Simon Pietro alla vista della «quantità enorme» di pesci pescati «si gettò alle ginocchia di Gesù» dichiarandosi un peccatore. «Il sentirsi inadeguato e peccatore era una caratteristica di don Andrea – ha proseguito Feroci -. Dalle sue parole e dai suoi gesti trasudava una grande ricchezza spirituale ma nei suoi scritti emergono gli stessi sentimenti di Isaia e Pietro».

Prendendo sempre spunto dal passo del Vangelo di Luca, il porporato ha rimarcato che proprio come Pietro, che lascia tutto e si mette alla sequela di Cristo, così don Andrea «è stato l’umile servo che si è messo a disposizione del Signore come inviato della Chiesa Capo per curare la Chiesa Madre. Ci ha insegnato a essere uomini in ascolto di quello che Dio dice», tanto che la sua Bibbia era piena di sottolineature e di note, la meditava quotidianamente. «Ma questo non lo ha fatto esaltare, non lo ha reso “professore” della Parola – ha proseguito Feroci -. È stato colui che ha vissuto la Parola fino al martirio, fino a esserne testimone profondo». Infine, il cardinale ha rivolto un pensiero alla chiesa di Trabzon, al momento senza la guida di un sacerdote da quando monsignor Massimiliano Palinuro, dal 2018 al 2021 parroco di Santa Maria – la chiesa in cui fu ucciso don Andrea -, è stato nominato vicario apostolico di Istanbul e amministratore apostolico dell’Esarcato per i fedeli di rito bizantino residenti in Turchia. La comunità di Trabzon, che il porporato ha incontrato in occasione di vari pellegrinaggi, «ha bisogno dell’intercessione di don Andrea e della preghiera di tutti».

7 febbraio 2022