Dl Salvini, l’ex prefetto Morcone: «Rammaricato per ridimensionamento dei Sprar»

Il suo intervento in occasione dell’apertura del Master Caritas in salute e migrazioni. L’ex ministro Turco: «Nostra legge interveniva su fenomeno strutturale»

Venti anni dalla prima legge organica sull’immigrazione e l’asilo in Italia, la cosiddetta Turco-Napolitano dai ministri che la proposero, sono stati lo spunto per fare il punto su come sono mutate le politiche migratorie nel nostro Paese in questo periodo. L’occasione è stata l’apertura della quarta settimana residenziale del dell’Executive Master in Salute Globale e Migrazioni, promosso dalla Caritas di Roma in collaborazione con la Fondazione Idente di Studi e Ricerche, che si è svolta il 24 settembre nel teatro delle case famiglie di Villa Glori.

Presenti l’ex ministro Livia Turco, membro del consiglio d’indirizzo dell’Inmp; Mario Morcone, già Capo del Dipartimento Libertà civili e immigrazione del Viminale e attualmente presidente del Consiglio italiano per i rifugiati (CIR); Oliviero Forti, dell’ufficio immigrazione di Caritas Italiana. Convitato di pietra è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini che proprio mentre si svolgeva il dibattito presentava al Consiglio dei ministri «l’ennesimo» “Decreto sicurezza”, un provvedimento che modifica la normativa in materia di accoglienza: abolisce il permesso umanitario e introduce nuove misure sulla cittadinanza e la permanenza nei centri di prima accoglienza, vanificando il sistema finora realizzato dallo Stato in collaborazione con i comuni. Una misura che i relatori hanno aspramente criticato perché demagogica e lesiva dei diritti, con elementi di incostituzionalità.

Ad aprire l’incontro è stato don Benoni Ambarus, neodirettore della Caritas romana, che ha parlato di questi venti anni «vissuti da immigrato». «Sono arrivato nel 1996 e dalle fatiche che ho fatto all’inizio per le pratiche burocratiche e l’assistenza sanitaria – ha detto il sacerdote – mi sono reso conto che le Istituzioni in quegli anni non comprendevano quello che stava accadendo». «La realtà – ha aggiunto don Ambarus – si capisce dalle cose “invisibili”, dalle difficoltà che vivono gli ultimi. In quegli anni questo non avveniva». Per il direttore dell’organismo diocesano «il nostro lavoro deve essere quello di immaginare il futuro dalle cose che gli altri non percepiscono, con la capacità di mettere al centro gli ultimi».

«Sono arrivati senza che ce ne fossimo accorti», conferma subito dopo Livia Turco. «Quando il governo guidato da Prodi entrò in carica, trovammo un decreto che introduceva una regolarizzazione fatto dal precedente premier Dini e un clima di spavento nella popolazione dovuto alla crisi dei Balcani e ai “gommoni” provenienti dalle coste albanesi. Il coraggio del nostro governo è stato quello di fare una legge quadro che pensasse all’immigrazione come un fenomeno strutturale coinvolgendo il mondo del volontariato e la rete di welfare locale». Un provvedimento, ha ricordato l’ex ministro, che si basava su due pilastri: rendere praticabili gli ingressi per lavoro e fare accordi bilaterali con i Paesi di provenienza.

Una politica che è stata smantellata prima dalla legge Bossi-Fini, che ha limitato gli ingressi per lavoro togliendo la possibilità della “sponsorizzazione”, e successivamente dai decreti per la sicurezza del ministro Maroni che hanno limitato i fondi per l’integrazione. Mario Morcone è stato testimone diretto dell’ultimo periodo, quello degli arrivi dal Mediterraneo seguiti alla “primavera araba” e alla guerra in Libia. Per l’ex prefetto, «in questi anni l’Italia ha avuto il merito di offrire sempre e a tutti una sistemazione, senza che purtroppo si pensasse a serie politiche di integrazione». Un sistema di accoglienza che, seppure bene strutturato, «ha comunque prodotto un clima di insicurezza che alcune forze politiche hanno cavalcato».

Morcone si è soffermato sui rapporti con l’Unione Europea, definendo l’agenda Junker sull’immigrazione «una risposta onesta a un problema comune», mettendo in luce anche le mancanze del nostro Paese «per l’assurda furbizia di non identificare i migranti e farli transitare verso il Nord Europa». «Rammaricato per l’inspiegabile misura che ridimensiona l’accoglienza attraverso la rete Sprar», Morcone ha ribadito che il vero punto di forza del sistema Italia è stata la collaborazione tra le Regioni, i sindaci e il mondo del volontariato.

 

 

25 settembre 2018