Dl Salvini, la circolare del Viminale che tenta di “rassicurare” i sindaci

Nel documento tutti i chiarimenti su accoglienza e nuove procedure per l’asilo. La risposta del ministero alle associazioni: «Preoccupazione immotivata». Asgi: «È uno spot politico, non spiega»

Una circolare di 18 pagine, indirizzata ai prefetti, per chiarire gli aspetti pratici del decreto 113 del 4 ottobre 2018, meglio conosciuto come “decreto sicurezza” o “decreto Salvini”. A diramarla, nella serata del 18 dicembre, è il Viminale,  che spiega come l’intento delle nuove disposizioni normative sia di riportare «l’intero sistema nazionale a una gestione ordinata e sostenibile, basata su canali legali di ingresso e sul rimpatrio degli immigrati in condizioni di soggiorno irregolare, esposti al rischio di marginalità sociale e di coinvolgimento in attività illegali». Secondo il ministero, il decreto permetterà di creare un sistema più snello con tempi celeri per le domande di protezione.

In particolare, la circolare si sofferma sull’abolizione della protezione umanitaria, che secondo il Viminale «originariamente era concepita come misura residuale» per le persone in situazione di vulnerabilità a cui non poteva essere assicurato lo status ordinario. Ma nel tempo è divenuta «una figura dai contorni indistinti, oggetto di applicazione disarmonica sul territorio, sviando di fatto dall’originaria funzione». Su 40 mila tutele umanitarie riconosciute negli ultimi tre anni, scrivono dal ministero, poco più di 3.200 sono state convertite in permessi di lavoro e circa 250 in ricongiungimenti familiari. Per questo, assicurano dal Viminale, l’intento è quello di razionalizzare tale istituto. La circolare spiega, in dettaglio, le varie tipologie di permessi di soggiorno «speciali», per esigenze umanitarie ( che dovrebbero sostituire la protezione umanitaria). Innanzitutto c’è il caso delle cure mediche, poi si parla dei «casi speciali» connessi a motivi di protezione sociale (vittime di violenza o sfruttamento), situazioni di calamità, sfruttamento lavorativo e per chi si è distinto in atti di valore civile. Diversa è la «protezione speciale» che è connessa all’impossibilità di effettuare un’espulsione o un respingimento, in attuazione al principio di non refoulement.

Il documento parla anche dell’accoglienza. Secondo i dati del Viminale dall’inizio dell’anno al 4 dicembre le persone in accoglienza sono passate da 183.732 a 141.175: 43mila persone sono uscite dai centri con un andamento medio mensile costante. In quest’ottica col decreto Salvini c’è una netta distinzione tra i titolari di protezione internazionale e i richiedenti asilo. Lo Sprar (sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati) diventa Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori non accompagnati). Nei centri che fanno riferimento a questo sistema potranno essere accolti solo i rifugiati e i minori stranieri non accompagnati, che possono rimanere anche al compimento della maggiore età fino all’esito della domanda di protezione internazionale. I richiedenti asilo, invece, verranno accolti esclusivamente nelle strutture di prima accoglienza (Cara e Cas).

La circolare punta anche a rassicurare i sindaci: il Viminale spiega che «restano invariate le regole di accoglienza delle persone ospiti nelle strutture». E sottolinea che è «immotivata» la diffusione di notizie circa «gli effetti che la normativa produrrebbe in termini di marginalità sociale». Nel documento si spiega che i titolari di permesso umanitario e i richiedenti asilo, che ai sensi della precedente normativa, erano già presenti nel sistema Sprar il 5 ottobre (data di entrata in vigore del decreto) rimarranno in accoglienza fino alla fine del progetto.

Le rassicurazioni del ministero, però, non convincono le associazioni. In occasione della Giornata internazionale dei diritti dei migranti, Oxfam ha diffuso il report I sommersi e i salvati della protezione umanitaria, secondo cui oltre 12mila migranti vulnerabili, in regola con il permesso di soggiorno, rischiano di restare in strada nelle prossime settimane. La stima per i prossimi 2 anni è di circa 120mila persone destinate a scivolare nell’irregolarità, tra permessi per motivi umanitari non rinnovati (circa 32.750), non rilasciati (27.300), e pratiche arretrate che saranno esaminate dalle Commissioni territoriali secondo le nuove disposizioni di legge (70mila). A subire le conseguenze più gravi sono neomaggiorenni, madri con bimbi piccoli, persone in fuga dall’orrore di guerre, persecuzioni e torture che saranno semplicemente tagliate fuori dal sistema di accoglienza. Anche l’ultimo report dell’Ispi, redatto da Matteo Villa, parla di un incremento di irregolari sul territorio che potrebbero raggiungere la cifra record di 700mila nel 2020. Per Gianfrasco Schiavone, vicepresidente di Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) la circolare, che era attesa da tempo, «doveva chiarire la situazione e non lo ha fatto. È completamente diversa rispetto alle circolati del passato. Esse sono normalmente parafrasi della norma, cioè con un linguaggio sfrondando da tecnicismi, spiegano il contenuto delle leggi ai tecnici, in questo caso ai prefetti – sottolinea Schiavone -. Qui siamo di fronte a uno spot politico in cui si parla di quanto ha fatto il governo finora, si citano le norme ma non si spiegano. Le frasi sono abilmente lasciate a metà». A mancare, secondo l’esperto di Asgi, sono proprio le risposte che si attendevano da mesi, da quando cioè il decreto Salvini è entrato in vigore. «Come hanno sottolineato esperti, giornalisti e associazioni, la domanda principale è se le persone in uscita dalle strutture siano destinate alla strada oppure no. E a questo il Viminale non risponde». Anche rispetto ai minori stranieri non accompagnati «le risposte restano ambigue, e il rischio reale è che il minore diventando neomaggiorenne esca dall’accoglienza, rimanendo senza assistenza anche se è un caso vulnerabile». (Eleonora Camilli)

20 dicembre 2018