Disordini a Gerusalemme. La Caritas: i blocchi aumentano la rabbia

Nuove misure prevedono la chiusura dei quartieri palestinesi teatro degli scontri. Padre Abusahliah: «Non sarà questo a garantire sicurezza»

Le nuove misure di sicurezza prevedono la chiusura dei quartieri palestinesi teatro degli scontri. Padre Abusahliah: «Non sarà questo a garantire sicurezza»

Approvate dal gabinetto di sicurezza e comunicate nel corso della notte le nuove misure del governo israeliano sulla sicurezza, dopo gli scontri che nei giorni scorsi hanno provocato la morte di diversi cittadini israeliani nelle zone palestinesi di Gerusalemme. A cominciare dall’imposizione di posti di blocco. Per padre Raed Abusahliah, direttore generale di Caritas Jerusalem, si tratta di «una “misura di sicurezza” che non dà nessuna sicurezza ma al contrario fa aumentare rabbia e frustrazione, e in questo modo alimenta sentimenti di vendetta».

In ballo c’è l’ipotesi di chiudere alcune zone di Gerusalemme est, teatro negli ultimi giorni di diversi attacchi di attentatori palestinesi. «Possono imporre tutte le chiusure che vogliono – le parole di padre Raed raccolte dall’Agenzia Fides – ma non sarà questo a garatire la sicurezza. L’unico modo di ottenere una sicurezza stabile e per tutti è quello di restituire la libertà al popolo palestinese».
Otto, finora, i morti israeliani e 29 quelli palestinesi, nell’escalation di violenze e scontri esplosi dal 1° ottobre a Gerusalemme, in Israele e nei Territori Palestinesi. Di qui la scelta del governo di chiudere i quartieri palestinesi della Città Santa teatro di scontri con le forze dell’ordine. Secondo le nuove misure approvate poi ai palestinesi coinvolti negli attacchi verranno demolite le basi e confiscate le proprietà.
Preoccupazione anche da parte dell’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina. Più che a una terza Intifada, dichiara, «siamo davanti a frustrazione e rabbia che covano da lungo tempo e che adesso stanno esplodendo». Per il nunzio, «è importante che chi ha in mano la responsabilità politica, da una parte e dall’altra, si impegni a fare ricorso al buon senso, alla saggezza e a tutte le risorse possibili per riportare la calma e per non aggiungere altri motivi di reazione violenta». Nel frattempo, «è necessario continuare a lavorare sul terreno per abbattere quel muro di pregiudizio, ostilità e diffidenza reciproca che è alla base di tutto. Ricostruire la fiducia è quanto mai urgente».
14 ottobre 2015