Dislessia, la stimolazione cerebrale migliora la capacità di lettura

I risultati di uno studio di Ospedale pediatrico Bambino Gesù e Fondazione Santa Lucia: dopo 6 settimane un miglioramento pari al 60%

La dislessia è un disturbo di natura multifattoriale (genetica, biologica, ambientale) che porta a una difficoltà nella lettura e in Italia colpisce circa il 3% dei bambini in età scolare, con ripercussioni sull’apprendimento, sulla sfera sociale e psicologica. Uno studio dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e della Fondazione Santa Lucia di Roma, pubblicato sulla rivista scientifica Restorative, Neurology and Neuroscience, dimostra che nei bambini dislessici la stimolazione cerebrale migliora la capacità di lettura. Il risultato: dopo 6 settimane di trattamento non invasivo velocità e accuratezza di lettura aumentano del 60%.

Per condurre lo studio, spiegano dall’ospedale, è stata utilizzata la tecnica di stimolazione transcranica a corrente diretta (Tdcs), procedura non invasiva con passaggio di corrente a basso voltaggio già impiegata per la terapia di alcuni disturbi come l’epilessia focale o la depressione. Per la prima volta è stata utilizzata dai ricercatori del Bambino Gesù su 19 bambini e adolescenti dislessici di età compresa tra i 10 e i 17 anni, che dopo 6 settimane di trattamento hanno migliorato del 60% la velocità e l’accuratezza in alcune prove di lettura, passando da 0,5 a 0,8 sillabe lette al secondo. 0,3 sillabe di miglioramento al secondo è quanto un bambino dislessico ottiene spontaneamente (ovvero senza terapia) nell’arco di un intero anno. Le competenze acquisite si sono dimostrate stabili anche dopo un mese dall’ultima seduta e ulteriori valutazioni verranno effettuate a 6 mesi dalla fine trattamento per verificarne l’efficacia a lungo termine. «Uno studio preliminare i cui dati attendono di essere supportati da indagini su casistiche ancora più ampie, ma i risultati ottenuti in questa prima fase sono di grande importanza dal punto di vista clinico» sottolinea Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù, perché possono aprire la strada «a nuove prospettive di riabilitazione della dislessia».30 marzo 2016