“Disarmiamo il mondo!”: l’appello della piazza di Roma

Oltre 40mila i partecipanti alla manifestazione di Europe for Peace, sostenuta da 600 organizzazioni della società civile. Le proposte al parlamento presentate da don Ciotti: l’istituzione del Dipartimento di difesa civile non armata e non violenta e il 6xmille per la pace

Sotto il tunnel colorato formato da tante bandiere dalle tinte dell’arcobaleno cucite insieme e tenute tese, i bambini più piccoli hanno trovato riparo, giocando, mentre intorno a loro adulti di età e provenienze diverse manifestavano la propria convinzione: «La pace è una cosa seria e necessaria». Lo ha detto con forza Sonia, 72 anni, romana, in piazza di San Giovanni in Laterano, sabato 5 novembre, con il marito Mario e la nipote adolescente Flaminia, che sulla schiena portava appeso un cartello con la scritta “pace” realizzata in modo semplice con i pennarelli. Molti i giovani come lei presenti tra gli oltre 40mila partecipanti – secondo la Questura – alla manifestazione promossa dalla coalizione “Europe for Peace” e sostenuta da 600 organizzazioni della società civile per chiedere una soluzione diplomatica e pacifica del conflitto russo-ucraino.

“Fermiamo le armi e salviamo i popoli”, “Alimentiamo la pace e il disarmo”, “Disarmiamo il mondo”, “Fermatevi!”. Tanti i messaggi diretti ed efficaci scritti sugli striscioni e gridati dal corteo che in modo ordinato da piazza della Repubblica ha raggiunto quella di San Giovanni in Laterano, così come tante sono state le voci che hanno animato il palco, ma unanime e una soltanto la richiesta. «L’Italia, l’Unione europea e le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco – è stato affermato in apertura, riprendendo le parole della lettera indirizzata dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, agli organizzatori e ai partecipanti alla manifestazione per la pace -. Serve convocare urgentemente una conferenza internazionale per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati a eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso».

 

Tra gli altri, Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, una delle associazioni organizzatrici della manifestazione, ha ribadito che «è un’illusione pensare che sia la guerra a riconquistare la pace», facendo poi proprie «le parole di Papa Francesco, che chiede al presidente della Federazione Russa di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e morte e al presidente dell’Ucraina che sia aperto a serie proposte di pace». Convinta che c’è «un’altra strada, quella dei popoli e della vita», anche Rossella Miccio, presidente di Emergency, che ha sostenuto che «è arrivato il momento che a parlare sia la diplomazia e che tacciano le armi», mentre Francesco Scoppola, presidente del Comitato nazionale dell’Agesci, ha sottolineato «l’importanza di crescere “artigiani di pace” per contrastare la violenza e con l’obiettivo profetico di abolire la guerra», guardando ai bambini perché loro, «non sapendo che esistono cose impossibili, provano a realizzarle».

Sentito l’intervento conclusivo di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ha lanciato due proposte al Parlamento, maturate assieme a padre Alex Zanotelli, Francesco Gesualdi e altri amici della “Rete italiana pace e disarmo”, per varare una legge per l’istituzione del Dipartimento di difesa civile non armata e non violenta e un’altra che contenga un’opzione fiscale del 6 per mille dell’Irpef. «Lo slogan è: “Sei per la pace? Sei per mille” – ha spiegato il sacerdote -. Riguarda la libertà di poter scegliere che le nostre tasse vadano nella direzione di essere usate per la lotta alla povertà, per produrre lavoro, libertà e dignità. Non vogliamo che i nostri soldi vadano nella direzione sbagliata». A chiudere la manifestazione anche Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, tra i promotori dell’evento. «Siamo qui per dire che la pace deve essere possibile – ha detto con forza -. Qui mettiamo insieme le nostre speranze e i nostri pensieri positivi e non abbiamo paura di pronunciare ad alta voce la parola “pace”» perché «è l’obiettivo centrale e unico: senza la pace, infatti, non c’è futuro e non c’è politica degna che non abbia la pace nella sua agenda».

7 novembre 2022