Disagio giovanile: «Indispensabile un impegno per cambiare la vita dei bambini»

Save the Children: «Investire per attivare “aree ad alta densità educativa” proprio nei quartieri più a rischio». Acli: «Inasprire le pene sui minori non serve»

All’indomani dell’approvazione del “decreto Caivano” per il contrasto al disagio e alla criminalità giovanile, continua la riflessione sulla condizione dei ragazzi nel nostro Paese. «La violenza tra pari si annida nei contesti più diversi dal punto di vista sociale ed economico. Ma certamente quando si vive in un territorio deprivato è ancora più difficile avere i mezzi e gli strumenti necessari per prevenirla e per uscire dalla spirale di ricatti e di soprusi dentro cui chi la esercita costringe le proprie vittime», afferma Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.

L’organizzazione rileva che in un territorio come Caivano – teatro delle violenze di alcuni giovani contro due minori, da cui prende le mosse il decreto approvato ieri, 7 settembre -, dove 1 quinto della popolazione è rappresentato da bambine, bambini e adolescenti (il 20,7% pari a 7.474), solo il 17% degli alunni della scuola primaria ha accesso alla mensa scolastica e solo il 30% può frequentare il tempo pieno. Nell’analisi di Save the Children, «la carenza o la mancanza di questi servizi contribuiscono, negli anni, all’insuccesso scolastico: guardando alla fascia 25-49 anni, solo il 38,4% si attesta al diploma di scuola superiore, contro una media nazionale del 46,6%, mentre chi va oltre e si laurea è il 9,3%, la metà della media nazionale (18,6%) e una percentuale molto inferiore rispetto a quella del territorio provinciale (15,6%). Nella fascia 15-24 anni il 54,8% studia (meno della media nazionale pari 62,3%), il 14,5% è occupato (media Italia 20%), poco meno di 1 su 3 ingrossa le fila dei NEET (30,7%)».

Milano parla delle molte «periferie dei bambini», nel nostro Paese, nelle quali si concentrano tutti i fattori di svantaggio. «È da questi luoghi che occorre partire per costruire una rete di protezione educativa all’altezza delle necessità». Di qui la richiesta dell’organizzazione di realizzare «“aree ad alta densità educativa”, con un investimento straordinario – a valere sul Pnrr – finalizzato a dotare questi quartieri di asili nido, scuole a tempo pieno, mense gratuite, spazi per lo sport e il gioco. Un primo passo, concreto – conclude Milano -, per trasformare il volto dei quartieri più a rischio e, allo stesso tempo, per non lasciare da soli e sostenere concretamente tutti coloro che, in questi territori, sono impegnati al fianco dei minorenni».

Mette l’accento sull’urgenza della prevenzione anche il presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia. «Le Acli, tramite i loro servizi educativi e il loro ente di formazione professionale Enaip, e attraverso le attività proposte sui territori come lo sport, i doposcuola e gli spazi giovani, cercano di contrastare l’abbandono scolastico, il bullismo, la violenza, l’isolamento sociale – dichiara -, sostenendo le famiglie nel delicato compito educativo e cercando di riempire di qualità il tempo di bambini, adolescenti e giovani». Per il presidente Acli, «la pena deve avere uno scopo rieducativo, soprattutto nel caso di minori. Abbassare l’età imputabile sposta la responsabilità di noi adulti sui ragazzi, magari nati in contesti in cui l’illegalità è molto diffusa – riflette -. A 12, 13 anni sappiamo bene che tanto ancora si può fare per aiutare questi bambini e le loro famiglie. Gli autori di reati, specie se minorenni, devono essere aiutati a comprendere la gravità del fatto compiuto, per diminuire le recidive; in questo la giustizia riparativa è un valido strumento».

8 settembre 2023